Caserta – Questa mattina, nell’ambito di un’operazione dei Carabinieri di Caserta è stato tratto in arrestato l'ex sottosegretario all'Economia Nicola Cosentino e due dei suoi fratelli, Giovanni e Antonio. Pesanti le accuse: estorsione e concorrenza sleale aggravata dalla finalità mafiosa. Nel corso dell'operazione sono stati arrestati anche Pasquale e Antonio Zagaria (già detenuto), fratelli di Michele, boss dei Casalesi.
Gli arresti sono scattati perché i fratelli Cosentino avrebbero imposto la vendita nel Casertano di prodotti petroliferi delle loro aziende di famiglia. In tutto gli arrestati sono tredici (sei in carcere, tra cui i Cosentino, e sette ai domiciliari). Tra loro ci sono tre funzionari del comune di Casal di Principe, un funzionario della Regione Campania e due dipendenti della Kuwait Petroleum Italia.
L'inchiesta della Dda di Napoli, coordinata dai pm Antonello Ardituro, Fabrizio Vanorio e Francesco Curcio, è scattata nel 2011 e ha consentito di ricostruire l'illecita attività di gestione delle aziende d famiglia con l'uso spregiudicato di pressioni criminali. In particolare con la complicità dei due funzionari della Kuwait Petroleum i "Cosentino's" si assicuravano il "rapido rilascio di permessi e licenze per la costruzione di impianti anche in presenza di cause ostative". I fratelli Cosentino, inoltre, scrivono i pm, "attraverso un sistema di coercizione in danno di amministratori e funzionari pubblici costringevano il comune di Casal di Principe e la Regione Campania ad adottare atti amministrativi illegittimi per impedire o rallentare la creazione di altri impianti da parte di società concorrenti".
Molto importante nell'inchiesta il ruolo svolto da Luigi Gallo, titolare di un distributore di benzina a Villa di Briano nel Casertano. L'inchiesta è scattata proprio grazie alle sue denunce. Gallo aveva chiesto l'autorizzazione per l'apertura di una stazione di benzina che, di fatto, avrebbe bloccato un'analoga concessione ai fratelli Cosentino per ragioni legate alla distanza minima di 5 chilometri tra le due "pompe", come richiedeva la normativa del tempo. I Cosentino prima avevano fatto in modo che la concessione della autorizzazione fosse (ingiustamente) concessa anche a loro da parte dell'Ufficio tecnico del comune di Casal di Principe, violando così la legge. Successivamente, aggiungono i pm, avevano minacciato pesantemente Gallo.
Ma quello di Villa di Briano è solo uno dei tanti episodi segnalati anche grazie alle rivelazioni di alcuni collaboratori di giustizia. Un comportamento, aggiungono i magistrati della Dda di Napoli e scrive l'aggiunto Giuseppe Borrelli, reso possibile dal fatto che i Cosentino continuavano ad avere un rapporto molto stretto con i Casalesi. Tanto che - scrive ancora Borrelli - " a Giovanni Cosentino è stata contestata anche una continua attività di riciclaggio a favore del clan, svolta attraverso il meccanismo del cambio degli assegni di provenienza illecita con denaro contante". Un legame che fa ipotizzare, secondo i pm, uno " stabile rapporto di cointeressenza di Nicola Cosentino e del fratello Giovanni con esponenti del clan dei Casalesi, con alcuni dei quali sussistono rapporti di parentela e/o affinità... Da questo legame discendeva poi il divieto imposto dai vertici del clan di operare estorsioni ai danni di impianti riconducibili ai Cosentino, a differenza di quanto avveniva per i concorrenti".
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