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Scandalo ASL Caserta: arrestato il consigliere regionale Angelo Polverino

Sono 13 le persone raggiunte dalle misure cautelari
7/11/2013 11:47

Caserta – Terremoto politico nella Provincia di Caserta. Con l’accusa di turbativa d’asta e corruzione – con l’aggravante dell’articolo 7, concorso esterno in associazione mafiosa -, sono scattate le manette ai polsi del consigliere regionale Angelo Polverino. In carcere con lui anche Giuseppe Gasparin, attuale direttore amministrativo dell’ASL di Caserta ed ex-sindaco di Caserta, Pasquale De Feudis, Fiore Ranieri e gli imprenditori Angelo Grillo (ex-consigliere comunale del PdL a Marcianise nel 2006) e Lazzaro Luce (ex-presidente del Gladiator Calcio ed attuale Presidente del Savoia calcio). Agli arresti domiciliari invece Francesco Bottino, ex-direttore generale dell’ASL Caserta ed attuale direttore generale dell’Azienda Ospedaliera “Sant’Anna e San Sebastiano” di Caserta, i figli di Angelo Grillo e cioè Roberto (consigliere comunale del PdL a Marcianise) e Giuseppe ed un nipote, anch’egli di nome Giuseppe, Antonio Pascarella, Antonio Rinaldi.
In tutto le persone raggiunte dalle misure cautelari in carcere e ai domiciliari sono tredici. L’inchiesta riguarda gli appalti per i servizi di pulizia in tutte le sedi dell’ASL di Caserta quando alla guida della stessa ASL vi era Bottino. L’indagine, coordinata dai magistrati della Procura della Repubblica di Napoli – Direzione Distrettuale Antimafia, trarrebbe spunto dalle rilevazioni di un collaboratore di giustizia di Marcianise, un ex boss locale, che avrebbe fatto luce su una serie di vicende da tempo al vaglio degli investigatori. Al termine dell’azione investigativa, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal GIP presso il Tribunale di Napoli. Agli arrestati vengono a vario titolo contestati i reati di concorso esterno in associazione per delinquere di stampo mafioso, abuso d’ufficio e turbata libertà degli incanti, avvalendosi del metodo mafioso e, comunque, al fine di agevolare associazione camorristica (sodalizi “Belforte” di Marcianise e “dei Casalesi”), nonché quello di corruzione. L’attività investigativa – sviluppatasi attraverso intercettazioni telefoniche ed ambientali, riprese video, servizi di osservazione e pedinamenti nonché attraverso acquisizioni di natura documentale – ha permesso di raccogliere a carico degli indagati un grave quadro indiziario in ordine ai reati ascritti, che attengono a vicende riguardanti un giro d’affari milionario, derivante dall’illecita aggiudicazione di gare di appalto per la gestione dei servizi di pulizie nelle strutture sanitarie locali. In particolare, gli illeciti erano attinenti alle vicende concernenti l’affidamento, senza una regolare gara d’appalto, del servizio di pulizie ad un’azienda, che si ritiene vicina al sodalizio “Belforte”, nonché nell’arbitraria proroga per ulteriori tre anni del contratto in questione, proroga avvenuta un anno e mezzo prima della naturale scadenza del contratto. Quando poi la stessa ditta veniva colpita da interdittiva antimafia, l’incarico veniva revocato soltanto dopo sei mesi dalla comunicazione del provvedimento interdittivo. Successivamente, a seguito della revoca, l’appalto passava, per i successivi tre anni, ad una ditta riconducibile, secondo la ricostruzione accusatoria, al sodalizio “dei Casalesi”. Alla scadenza di quest’ultimo appalto, l’imprenditore della prima azienda, ritenuto vicino al gruppo “Belforte”, tentava in ogni modo di aggiudicarsi nuovamente la nuova gara, utilizzando una ditta con sede nell’Italia settentrionale, ma in effetti sempre a lui riconducibile. Il presidente della commissione per l’aggiudicazione della gara veniva, infatti, indotto, tramite minaccia armata, a favorire la predetta ditta: intimorito, tuttavia, dalle minacce a lui rivolte dai marcianisani, questi denunciava l’accaduto, riferendo però i fatti in maniera evasiva. Contemporaneamente si accordava con la ditta ritenuta vicina al sodalizio “dei Casalesi”, al fine di far aggiudicare a quest’ultima la gara. Nel corso delle indagini emergeva inoltre la forte ingerenza dei politici nell’amministrazione degli appalti pubblici, concretizzatasi nel segnalare ai dirigenti ASL, da loro stessi nominati, le ditte a cui far aggiudicare le gare.
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