Riceviamo e pubblichiamo il punto di vista dell'ex presidente del consiglio comunale Salvatore Fattore - Il risultato elettorale dell'ultima tornata di febbraio ci consegna un parlamento profondamente mutato. Per quanto non ci sia una maggioranza numerica in grado di esprimere un governo, i membri delle due camere per la maggiore non sono più gli stessi. I vecchi dinosauri della politica hanno dovuto lasciare il posto ad una schiera di nuovi e motivati giovani che almeno restituiranno luce e idee nuove a quelle che erano diventate "aule sorde e grigie", volendo prendere in prestito parte di un discorso di mussoliniana memoria. Si chiude una fase iniziata nel 1994 e se ne apre giustamente un'altra il cui destino, come per tutte le cose, non è certo prevedibile ne quantificabile in termini temporali. Una cosa è certa: seppure nell'incertezza della sua riuscita si è aperta una nuova fase figlia di quella voglia di cambiamento che i due principali partiti, PDL e PD, non hanno saputo ascoltare, raccogliere e interpretare. Hanno lasciato il compito ad altri, e in queste occasioni, quando si perde, è soprattutto per demerito proprio, per manifesta incapacità a saper cogliere il momento, oltre a non essere in grado di elaborare progetti seri, concreti e credibili. Siamo l'unica democrazia in Europa ad essere governata da una gerontocrazia dura a morire, figlia di quella forma mentis che affonda le sue profonde radici nel baronaggio medievale, radici dalle quali questo popolo non ha mai avuto il coraggio di recidere il proprio cordone in modo definitivo. Resto fermamente convinto che due legislature sono più che sufficienti per prestare il proprio onorato impegno a favore del paese e che il ricambio sia fondamentale per dare linfa nuova e per evitare la creazione di rendite di posizioni. La politica non può essere e non deve essere un lavoro, ma un servizio prestato a favore della propria comunità, da svolgere con passione e con onestà. Nelle prossime settimane la nostra Italia oltre ad avere nuovi presidenti di Camera e Senato, avrà un nuovo Presidente della Repubblica, primo nella storia repubblicana a dover gestire una fase che si annuncia di transizione, certamente non facile e foriera sicuramente di cambiamenti. Saranno gli elettori a giudicare, quando sarà il momento, l'operato dei nuovi rappresentanti ai quali adesso tocca il compito di trovare la quadra per riformare un paese che non è certamente secondo a nessuno, per dirla alla Sandro Pertini, e che merita riforme adeguate e tali da renderlo artefice principale del destino del vecchio continente. Abbiamo bisogno di un paese svecchiato nel suo apparato e nelle sue fondamenta istituzionali, a Roma come in periferia, e per periferia intendo anche Sparanise, paese che ha bisogno di voltare pagina. Certi schemi, certe alleanze, talune aggregazioni sono ormai superate. Sparanise come Roma, ha la necessità di elaborare nuovi governi, nuovi progetti per il proprio futuro e deve soprattutto avere il coraggio di iniziare a tagliare quei cordoni che lo legano a vecchi modi di concepire e fare politica. Ricorrere o evocare vecchi dinosauri locali solo per il gusto di continuare a credere che il ritorno al passato sia una medicina ai mali del paese, significa non saper scommettere sul nuovo, significa rinunciare a voler cambiare, significa voler continuare ad essere umili vassalli di quei pochi ed isolati clan familiari che per quarant'anni hanno segnato, nel bene e nel male, la vita politica e civile di questo paese. Sarebbe bieco, dannoso e sterile per il futuro di Sparanise non saper sviluppare un programma politico concreto che sappia andare oltre la ordinaria amministrazione, che sappia fare tesoro delle esperienze passate ma che abbia il coraggio di fare scelte fondamentali tali da imprimere quella svolta sociale ed economica che anche Sparanise merita. Staremo a vedere se questo paese tra qui ad una anno sarà capace di voltare pagina o "more solito" preferirà tornare indietro affidandosi nelle mani dei soliti "baroni".
Salvatore Fattore
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