Editoriale, di Ilario Capanna – E adesso ? Adesso chi restituirà a Giorgio Magliocca, uomo, padre, marito e politico, l’anno di vita che gli è stato ingiustamente sottratto ? La risposta è, purtroppo, quanto mai scontata: nessuno ! Del resto siamo in Italia e di storie come quella dell’ex sindaco di Pignataro Maggiore, da “mani pulite” in poi, se ne contano ormai a decine e tutte sono caratterizzate dalle medesime regole: indagine spettacolare condita dall’aggravante camorristica, manette preventive, conseguente fango mediatico, processo e assoluzione con formula piena, come nel caso in questione. Ciò che più rattrista però è il dover verificare, ancora una volta, che queste storie, nonostante il passare dei decenni, continuino a verificarsi. Ora, senza voler entrare nelle dinamiche strettamente giudiziarie del caso Magliocca che, per quanto attiene il primo ordine di giudizio, sono quanto mai evidenti, credo sia opportuno interrogarsi sull’humus nel quale ha trovato genesi questa assurda storia e sulla possibilità, niente affatto remota, che possa ripresentarsi, magari con tematiche diverse ma con il medesimo disegno criminoso, anche Sparanise. E’ da qualche anno ormai che in giro si sente dire, sempre con maggiore insistenza, di un’imminente indagine giudiziaria che dovrebbe sconvolgere il mondo politico-imprenditoriale della città. Dunque la domanda da porsi è questa: Sparanise finirà come Pignataro ? E se si: a chi spetterà il ruolo di Giorgio Magliocca? Beh, sensazionalismi a parte, sembra proprio che gli ingredienti, noti anche alla forze dell’ordine, ci siano tutti. Anche a Sparanise, come ad esempio è accaduto nel corso della campagna elettorale per le elezioni amministrative del 2009, con inquietante puntualità, viene ripetuto l’agghiacciante refrain del “tintinnio di manette”. Il copione è sempre lo stesso: si inizia dalle lettere anonime, spedite a valanga prima per intimidire il destinatario e poi per concentrargli addosso l’attenzione delle forze dell’ordine o di Enti preposti che a vario titolo e genere possono avere accesso alla vita privata o lavorativa del malcapitato destinatario. Parallelamente si prosegue con gli “espostini” inviati alla Procura della Repubblica o peggio alla Direzione Distrettuale Antimafia, quasi sempre anonimi, nei quali la vittima sacrificale viene descritta come un frequentatore della ormai famigerata “zona grigia” e quindi perciò etichettabile come potenziale camorrista. L’aggravante associativa, a cui ormai sembra che si faccia sistematicamente ricorso per puntare a demolire obbiettivi di natura politica ma soprattutto amministrativa, viene inserita nel tentativo di stimolare l’attenzione di qualche magistrato che, incuriosito dai racconti anonimi a sfondo camorristico, potrebbe anche finire per dare seguito ad un’inchiesta giudiziaria, quella si reale ! Subito dopo c’è la stampa, quella prezzolata, corrotta, o partigiana, che ha il compito di rendere potenzialmente verosimile le tesi sostenute a carico del “Magliocca” di turno. E’ da questo momento in poi che il complotto si trasforma per assumere una forma che agli occhi della pubblica opinione diventa quantomeno interessante: di fatti, una sicura bugia sta per diventare una potenziale verità! Come al solito, i più solerti sono i politici di parte avversa che si buttano sul pezzo anima e cuore pur di cavalcare le sventure dell’arcinemico e racimolare qualche voto come solo gli sciacalli ed i professionisti in servizio permanente effettivo dell’anticamorra militante sanno fare. Subito dopo, però, tocca alla pubblica opinione che inizia gioco forza a porsi degli interrogativi. Sarà vero? Possibile che tizio si sia potuto macchiare di tali reati ? E’ li che il malcapitato viene demolito, deriso, massacrato e spogliato della dignità e peggio ancora dell’autorevolezza, magari politica, costruita in anni di esistenza condotta in modo trasparente e cristallino a servizio del prossimo. Se dopo tutti questi tentativi l’anonimo o gli anonimi complottisti, (ormai noti a tutti…) alla ricerca spasmodica e compulsiva del potere personale, con l’odio verso il prossimo come sentimento ispiratore, avrà successo, al Magliocca di turno non verrà risparmiato nulla. Fango, gogna mediatica, carcere e oblio ! Beh direi proprio che cosi non va ! Non può andare perché si dà il caso che l’Italia sia una nazione occidentale dotata di un sistema giudiziario che dovrebbe garantire, sulla carta, tutti i cittadini in modo uguale, e quando dico tutti, intendo dire tutti: a prescindere dal colore politico di appartenenza. Tornando alle metodologie demolitorie di qualche rigo fa, questo modus operandi, perverso e malato, nasce dalla mancata accettazione del voto popolare; dalla frustrazione a titolo personale per essere usciti sconfitti dalle urne elettorali; dalla smania del potere a tutti i costi; dal folle desiderio di anteporre le proprie ambizioni ed interessi personali all’interesse comune. Questi sono elementi dettati dall’invidia e riconducibili perciò alla sfera dell’individuo che pertanto di natura politica, almeno quella intesa con la p maiuscola, non hanno assolutamente nulla. Quando non si accettano le regole della democrazia, che da che mondo è mondo prevede dei vincitori e dei vinti, si gioca una partita su un piano diverso. In primis, l’avversario da battere diventa il nemico da demolire a tutti i costi, e non importa se per farlo bisognerà utilizzare metodi illegali, non importa, giusto per fare un esempio calzante, se la meta delle vacanze di una famiglia diventi argomento di campagna elettorale, urlato con livore e foga alla folla bramosa di sangue. A quel punto la vita di una persona non vale più niente: deve essere distrutta punto e basta. Purtroppo questo sistema perverso fa sempre più proseliti e di questo passo si corre il rischio concreto di ritrovarsi a vivere in un covo di serpenti a sonagli pronti a mordere anche i propri figli pur di garantirsi la sopravvivenza. Risultato: il dialogo ed il confronto democratico lasciano il passo alle lettere anonime, agli esposti, ai dispetti e finanche al reclutamento di testimoni falsi pur di accreditare tesi false e tendenziose. Il clima politico è avvelenato da questo sistema perverso dal quale, per inteso, una volta entrati è difficile uscire. Alla lunga accadrà che le persone normali, ma qualche segnale è già ben visibile, quelle che formano la tanto decantata società civile, si guarderanno bene dall’entrare in politica e amministrare la cosa pubblica, lasciando il campo a truffatori, ladri matricolati, imbroglioni, anonimisti e cialtroni e perché no, visto che siamo in Campania, anche ai camorristi, quello veri però. In definitiva, credo sia assolutamente necessario abbandonare al più presto possibile questi sistemi che prima o poi finiscono per colpire tutti quanti. Oggi più che mai, come il caso Magliocca insegna, è necessario abbassare i toni della contesa e ritornare al confronto civile, anche perché il pericolo reale sta nel fatto che, prima o poi, anche a Sparanise per qualcuno potrebbe finire male. Un antico adagio recita: chi di spada ferisce di spada perisce. Io aggiungo anche che la verità è cosi forte che prima o poi viene sempre a galla. Perciò, l’invito rivolto alle forze politiche non può che essere questo: lasciate perdere le lettere anonime e gli espostini, smettetela di giocare a tana al camorrista, e concentratevi su quanto di buono potete fare per la collettività. In fondo, è questo l’unico motivo per cui si decide di fare politica…
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