Riceviamo e pubblichiamo - L’altra volta ci siamo lasciati in piazza agli inizi del XVII secolo e da lì riprendiamo. Come ho già detto, alcuni decenni dopo l’edificazione della chiesa di S. Sebastiano, si pose mano alla costruzione di un’altro e più grande edificio di culto - la chiesa madre dell’Annunziata - ma quella dedicata a S. Sebastiano rimase in uso per almeno 300 anni, prima di essere demolita nel XIX secolo. Questa doveva essere comunque un edificio di modeste dimensioni, grosso modo poco più piccola della chiesa di S. Maria a Castello nel vicino borgo di Francolise. Per ironia della sorte, quest’ultima non solo è ancora in piedi, ma, recentemente restaurata, ci permette di ammirarne le forme medievali e, ancora di più, ciò che è rimasto al suo interno, soprattutto la tavola della Madonna del cardellino del XV secolo e la statua lignea di S. Maria a Castello del XIV secolo. Forse è stato proprio il fatto che il borgo di Francolise non abbia conosciuto un sostanziale incremento demografico a salvare la chiesa, mentre nel caso di quella di S. Sebastiano l’aumento della popolazione sparanisana rese necessario costruirne un’altra più grande, alla quale venne riservata tutta l’attenzione e le risorse, lasciando così che a poco a poco essa finisse per diventare un edificio fatiscente fino al suo abbattimento. Ma cerchiamo di immaginarci come doveva essere all’indomani della sua costruzione. Dal resoconto della visita pastorale di Mons. Maranta della fine del ‘500 sappiamo che l’altare maggiore era intitolato a S. Maria Assunta ed ai santi Nicola e Sebastiano, che sopra di esso si trovava un’icona lignea con le immagini della Beata Vergine e dei suddetti Santi e che era “sotto lo iuspatronato di Diomede Cortacalza del suddetto casale erede di Francesco Cortacalza, testatore e fondatore di detta cappella”. Il Cortacalza dispone che “sia fatta una cappella a S. Vitaliano … e in quella sia dipinta la figura della Madonna, di S. Nicola e S. Sebastiano”. C’era poi un altro altare (o cappella) dedicato alla Santissima Annunciazione con l’immagine della Madonna e dell’arcangelo Gabriele su legno, probabilmente donata da Ottavio Roncone, mentre un altro altare venne fatto realizzare da Filippo de Ligorio. Un altro altare era dedicato alla Madonna del Rosario ed un altro ancora, donato da “Livia Calabrese della Torre di Francolise e Paolo Maccione del casale di Sparanise” era intitolato alla Santissima Annunciazione. Pochi anni dopo l’edificazione della chiesa, vi furono traslati i sacramenti da quella di S. Vitaliano.
Strano destino quello di S. Sebastiano a Sparanise: di fatto, è il co-patrono, insieme a S. Vitaliano, della nostra comunità, gli è stata intitolata una chiesa che è rimasta attiva per almeno tre secoli, eppure è stato pressoché dimenticato. Sono pochissimi, ad esempio, quelli con questo nome a Sparanise ( a dire il vero, neanche i Vitaliano sono molti e appartengono tutti a famiglie “storiche” del paese) e non è rimasta neanche una cappella intitolata a questo santo. In verità, dopo l’abbattimento della chiesa, a S. Sebastiano fu dedicata una cappella adiacente alla chiesa madre e con essa comunicante, ma in seguito è diventata la Sala Frassati, attualmente luogo di incontri di associazioni nonché una sorta di deposito. Perdute sono sicuramente le icone lignee che si trovavano nella chiesa antica e in quella dell’Annunziata non mi risulta che vi sia un quadro o una statua che raffigura questo santo.
Pochi anni dopo l’abbattimento della chiesa di S. Sebastiano, grosso modo là dove prima sorgeva l’edificio sacro fu posta una bella fontana in ghisa, la fontana Beatrice, ma questa è una storia che racconterò un’altra volta.
Veniamo adesso a parlare della chiesa che avrebbe rimpiazzato per importanza sia quella dedicata a S. Vitaliano sia quella di S. Sebastiano.
La costruzione della chiesa risale al principio del XVII secolo e fu intitolata all’Annunziata. La benedizione solenne, officiata dal vescovo Fabio Maranta, avvenne il 24 aprile del 1610. L’edificio originario era di dimensioni inferiori rispetto all’attuale struttura. Infatti, nel 1722 il vescovo Filippo Positano ne dispose un ampliamento, che tuttavia fu portato a termine solo nel 1783. I lavori di ampliamento consistettero principalmente nell’estensione della parte posteriore, con la realizzazione della crociera, di un’imponente cupola, un soffitto di legno intarsiato e un nartece antistante, là dove ora si trova il sagrato. Tra il 1808 e il 1811 furono realizzati il campanile e l’abside. Intorno alla metà del XIX secolo l’edificio venne provvisto di una cantoria realizzata sopra l’ingresso, sorretta da due colonne di granito e dotata di un organo a canne. In questo periodo fu rifatta la facciata, con l’asportazione del nartece. Nel 1829 vi furono trasportati i sacramenti dalla chiesa di S. Vitaliano, divenendo così la sede della parrocchia. Ricavo queste notizie da un opuscolo pubblicato da don Pietro Palumbo, indimenticato parroco di Sparanise e intelligente cultore di storia locale, a cui probabilmente devo la mia passione per la storia antica di queste terre. Da una scheda realizzata dal professore Marcello Villucci, invece, ho ricavato la seguente descrizione della chiesa madre così come la vediamo ancora oggi.
“L’edificio è caratterizzato da una facciata con doppio ordine, di cui l’inferiore presenta un portale trilitico ai cui lati sono paraste binate con capitelli ionici. Il secondo ordine ha un elegante cornicione ad arco. Il tutto è concluso da un timpano triangolare con al centro un orologio. Sulla sinistra si trova il campanile a tre ordini, di cui il secondo e il terzo presentano monofore.
L’interno, a navata unica, con volta a botte lunettata e due pseudo cappelle, ha pareti scandite da lesene con capitelli ionici. Il vano presbiteriale, di forma rettangolare e coperto da cupola, presenta due altari laterali. Nell’abside, infine, incorniciata da colonne e timpano triangolare, vi è una tela di Angelo Mozzillo raffigurante l’Annunciazione, firmata e datata 1781.”
Come si comprende da questo excursus, anche la storia religiosa di Sparanise è stata caratterizzata da progressivi spostamenti dei poli di culto: dapprima S. Vitaliano, su una piccola altura fuori dall’abitato, poi S. Sebastiano là dove si andava configurando la piazza e infine la chiesa madre, a dominare lo spazio sociale eletto a vero cuore della comunità. Anche la sede parrocchiale si sposta, infatti i sacramenti vengono traslati da un edifico all’altro nel corso dei secoli. Ma questo cammino purtroppo è stato anche segnato dalla quasi completa distruzione delle strutture religiose che hanno rappresentato il riferimento spirituale dei nostri compaesani per un millennio. Cosa è rimasto della chiesa di S. Vitaliano?
Un brutto edificio realizzato negli anni cinquanta del secolo scorso demolendo l’antica chiesa, della quale resta il ricordo forse soltanto in un quadro di Giovanni Ragozzino. Di tutto quello che doveva essere all’interno si è salvata solo una grande tela raffigurante il santo
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