Riceviamo e pubblichiamo - Questo mio intervento non vuole essere una critica demolitiva né lo sfogo sterile di un disilluso, ma una spinta a recuperare un’identità che la nostra comunità sembra aver perso.
Sparanise ha il non invidiabile merito di essere risuscita a cancellare quasi totalmente il proprio passato, soprattutto le tracce ancora presenti nel tessuto urbano fino a qualche decennio fa, conseguenza di una grossa dose di ignoranza e di “menefreghismo storico”. Allo stesso tempo siamo riusciti a perdere mille opportunità di diventare un paese moderno, vivibile e accogliente, cosa non impossibile visto che ci troviamo in una posizione geografica e logistica a dir poco invidiabile: due strade statali a qualche chilometro dal centro abitato, la ferrovia in pieno paese e l’autostrada a 6-7 chilometri. Ma queste sono cose le conoscono anche le pietre; perciò, lasciamo perdere.
Desidero fare solo un esempio su come il connubio tra ignoranza e indifferenza (oltre a interessi molto materiali) rischia di far perdere forse l’ultimo pezzo di un passato che, senza trionfalismi, ha la sua importanza, per quanto minore rispetto a tante altre realtà sul nostro territorio.
A Sparanise, all’inizio di via De Renzis, c’è uno stabile praticamente abbandonato o abitato forse solo da una famiglia. Se non si sollevano gli occhi, nel passarci vicino, non ci si rende conto di una cosa. In verità, neanche io me ne ero accorto e devo ringraziare un caro amico per avermi fatto notare questo importante particolare. Insomma: al piano superiore di questo edificio si nota una finestra che presenta una cornice molto interessante. Quando l’ho vista ho esclamato: “Ma è una finestra in stile catalano!”. Ora, per chi non sa cosa sia lo stile catalano, dirò soltanto che è stato lo stile che ha dominato gran parte dell’architettura in un territorio compreso grosso modo tra Garigliano e Volturno. Naturalmente, esempi di stile catalano/durazzesco, importati dalla Spagna con l’avvento degli Aragonesi, si possono trovare in luoghi come Napoli. Ma dalle nostre parti questo stile conobbe una particolare fioritura; innanzitutto sul Volturno, perché Capua era una delle città più importanti del meridione; e poi a quattro passi da noi, a Carinola per esempio, grazie al fatto che Marino Marzano, grande feudatario, era diventato genero del re d’Aragona. Così, a Carinola, dove si era fatto costruire un magnifico palazzo, importò maestranze che diedero vita a quella che è stata definita la Pompei del Quattrocento.
Ma torniamo a Sparanise. Dunque, era davvero una finestra in stile catalano quella che si affaccia su via De Renzis? Naturalmente, non essendo io un esperto, ho dovuto fare delle ricerche. A Carinola non ho trovato niente che potesse aiutarmi a stabilire un confronto, mentre a Capua mi sono imbattuto in un magnifico palazzo che reca su un lato una serie di finestre, delle quali quelle a pianterreno sono quasi identiche alla nostra finestra sparanisana. Questo palazzo è, in realtà, uno dei più importanti della Capua rinascimentale: Palazzo Rinaldi-Campanino, risalente alla metà del XV secolo. Abbiamo, perciò, un confronto attendibile con la nostra finestra e possiamo dire che essa, così come l’edificio cui appartiene, risalgono almeno al XV-XVI secolo, cioè hanno dai 400 ai 500 anni. Mi sento di dire, alla luce di tutto questo, che siamo probabilmente in presenza del più antico edificio rimasto a Sparanise.
Ecco spiegato il motivo di questo intervento: salviamo questa finestra! Salviamo il palazzo più antico rimasto ancora in piedi a Sparanise!
Ringrazio l’amico Ilario per avermi dato la possibilità di fare conoscere questa scoperta (almeno per me) e, se potrò ancora approfittare della sua disponibilità, mi piacerebbe farvi conoscere altri esempi della nostra storia, di cui ancora si notano le tracce nel nostro paese.
Non siamo ancora riusciti, per fortuna, a distruggere tutto!
Giuseppe Marchione.
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