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Camorra e voto di scambio: arrestato il sindaco di Montesarchio

Voti comprati a 100 euro l’uno
12/5/2011 15:13

Montesarchio (BN) - Diciannove arresti e due indagati a piede libero. E' il colpo che questa mattina la Direzione distrettuale antimafia di Napoli, con il pm Antonello Ardituro e il coordinantore Cafiero de Raho, ha inferto al clan sannita Iadanza-Panella che era riuscito ad infiltrarsi negli affari leciti della giunta comunale di Montesarchio, nel beneventano. Sia il sindaco, Antonio Izzo, che l'assessore Silvio Paradisi e il responsabile dell'ufficio lavori pubblici del Comune Sivio Adamo, sono finiti in carcere accusati di associazione camorristica ma anche di reati elettorali. Per la tornata elettorale del 2003 l'allora aspirante sindaco versava cento euro a voto e prometteva il rilascio di permessi per edificare. In questo modo il clan Iadana-Panella riusciva ad aggiudicarsi appalti, ma anche a gestire il ciclo dei rifiuti, i parcheggi a pagamento, autorimesse, autolavaggi e prodotti per l'edilizia ma anche alla pulizia e alla manutenzione di edifici e giardini pubblici formando delle cooperative. Izzo e i suoi complici si sono sempre candidati in liste civiche di varia ispirazione e solo da pochi mesi il sindaco arrestato era transitato nel Pdl. La promessa di denaro risulta da molteplici intercettazioni ambientali. Ad esempio tra Iadanza e Paradisi, tra loro cugini. A maggio 2003, il primo dice all'assessore arrestato di aver promesso a "quello dei Casalesi" (borgo di Montesarchio, ndr.) "100 euro a testa, mi servono 30-40 voti... Ci prendiamo un aperitivo e gli dico come devono fare. Ha capito compa', ci do' 100 euro a testa". Tra gli indagati anche il comandante della stazione dei carabinieri, accusato di aver falsificato una relazione consegnata al tribunale di Sorveglianza di Avellino sulle condotte di Vincenzo Iadanza. "Lo ha fatto davanti a me, adesso e' tutto apposto. Non ha scritto niente", dice Iadanza in una intercettazione. E di fatti nel verbale si valorizza la figura di Iadanza come il dominus di un'impresa di servizi formalmente intestata alla moglie omettendo i collegamenti alla criminalita' organizzata e al suo coinvolgimento fatti di usura e di estorsioni. Quanto al 'sistema' utilizzato per contabilizzare i voti comprati, le schede elettorali avevano un segno a matita che le rendeva riconoscibili. Per quella campagna elettorale, dicono le indagini, hanno speso quasi 200 milioni di lire. Il boss Vincenzo Iadanza versava soldi in contanti agli elettori per loro conto e minacciava personalmente chi non voleva votare secondo la sua indicazione. "Il 18 maggio, in una conversazione tra Paradisi e un altra persona intercettata nell'auto del primo, l'interlocutore dell'assessore consiglia Paradisi di mandare '"Vincenzo" a casa di un elettore renitente, "a far mettere paura perche' questi si c... sotto". Iadanza dalla tornata elettorale si aspettava molto, voleva fare il salto di qualita' "diventare un ras imprenditore in giacca e cravatta", cosi' com'e' riportato nell'ordinanza di custodia cautelare. E una volta eletti i due candidati "amici" voleva continuare a minacciare chi non aveva appoggiato durante la campagna elettorale Izzo. Come la comunita' di Vitulanese che aveva scelto l'altro candidato a sindaco di Montesarchio.
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