Casal di Principe - Come ogni boss che si rispetti Mario Caterino non aveva lasciato, e forse mai l'aveva fatto, la sua città: Casal di Principe, lì dove la Mobile di Caserta gli ha stretto le manette ai polsi. Latitante dal 2005, Caterino, soprannominato «'a botta», è considerato il numero due nella gerarchia già falcidiata dagli arresti del clan camorristico dei Casalesi. Si nascondeva in via Toscanini, una zona tranquilla della cittadina dell'agro Aversano, in casa di un insospettabile cui era possibile accedere solo dal giardino attraverso cui sono entrati gli agenti coordinati dai pm Antonello Ardituro, Giovanni Conzo e Raffaello Falcone della Dda di Napoli. Esponente del gruppo che fa capo al boss Francesco «Sandokan» Schiavone, attualmente detenuto, Mario Caterino era considerato fino ad oggi il numero due del «cartello» dopo Michele Zagaria, primula rossa dell'organizzazione criminale dall'alto di una latitanza che dura da ormai 16 anni. «Prima o poi doveva succedere»: sono state queste le prime parole pronunciate da Mario Caterino agli agenti della squadra mobile di Caserta. Gli uomini del vice questore Angelo Morabito sono arrivati mentre il latitante stava passeggiando nel cortile dell’abitazione dove, presumibilmente, si era trasferito da pochi giorni. Gli inquirenti ritengono che il rifugio di via Toscanini potesse essere un punto d’appoggio temporaneo. Nel corso della perquisizione non sono state trovati né armi né documenti. Il proprietario, Crescenzo Della Corte, muratore incensurato di 43 anni, è stato arrestato. Caterino era inserito nell’elenco dei trenta latitanti più pericolosi nella lista del ministero dell'Interno, ricercato per una condanna all’ergastolo. Nei suoi confronti tre anni fa, nell’ambito dell’operazione «Spartacus 3», era stata emessa un’ordinanza di custodia cautelare per associazione camorristica ed estorsione. Sono in corso accertamenti per capire con esattezza da quanto tempo Caterino si trovasse nel covo, dove non sono state rinvenute né armi né documenti, ma al cui interno potrebbero trovarsi tracce dei collegamenti con il super-latitante Zagaria. La notizia dell'arresto di Caterino è stata accolta con soddisfazione dal ministro dell'Interno. «La cattura di Caterino, numero due del clan dei Casalesi - ha dichiarato Maroni - è un successo straordinario, che stringe il cerchio intorno alla latitanza di Michele Zagaria». Congratulandosi con il capo della polizia e direttore generale del Dipartimento di pubblica sicurezza, prefetto Antonio Manganelli, Maroni ha sottolineato il lavoro di intelligence svolto per fare terra bruciata intorno al latitante: «L’operazione è frutto del lavoro pressante della task force di investigatori e militari che lavora incessantemente, secondo il modello Caserta, per fermare l’anti-Stato e ripristinare la legalità in un territorio vessato dalla presenza dei Casalesi».
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