Napoli - Politica, impresa, rifiuti e camorra: Nicola Ferraro, ex consigliere regionale dell’Udeur, già coinvolto in altre due inchieste, è stato arrestato con l’accusa di associazione camorristica nell’ambito dell’inchiesta contro il clan dei Casalesi che ha portato a 17 arresti.
ACCORDI CON IL CLAN - È accusato di essersi accordato, nella doppia veste di imprenditore nel settore dei rifiuti ed esponente politico di rilievo regionale, con gli esponenti apicali delle associazioni criminali egemoni nel Casertano e, in particolare, con i reggenti dei gruppi Schiavone e Bidognetti; l’ex consigliere regionale avrebbe ricevuto sostegno elettorale e, assieme al fratello Luigi, a sua volta arrestato, un appoggio determinante per l’affermazione delle loro aziende. In cambio, avrebbero prestato la loro opera a favore del clan dei casalesi «per agevolare l’attribuzione di risorse pubbliche attraverso l’aggiudicazione di appalti ad imprese compiacenti, nonchè per favorire il controllo da parte del clan dello strategico settore economico dello smaltimento dei rifiuti». Tra i destinatari delle ordinanze di custodia, anche i latitanti Antonio Iovine e Nicola Schiavone, figlio del boss Francesco Schiavone, soprannominato «Sandokan». Tra le accuse, a vario titolo, l’associazione mafiosa, il riciclaggio e la turbativa d’asta. Ferraro è attualmente imputato in due processi, uno dei quali per lo scandalo delle assunzioni all’Arpac e per il quale era stato destinatario di un divieto di dimora in Campania, poi revocato.
MAXI-SEQUESTRO - Nel corso dell’operazione, i carabinieri hanno sequestrato 138 appartamenti in Campania e nel Lazio, 278 terreni in Campania, Sardegna, Puglia e Umbria, 54 società, 600 depositi bancari e postali e 235 auto e moto veicoli. Acquisita anche abbondante documentazione relativa agli appalti in diversi comuni, tra cui quello di Caserta. Valore totale: circa un miliardo di euro. Dalle indagini è emerso il ruolo di primo piano di Nicola Ferraro, eletto nel 2005 al Consiglio regionale della Campania con i voti procurati, secondo l’accusa, dal clan in cambio del sostegno per l’aggiudicazione di appalti pubblici. Ferraro, titolare della Eco Campania, azienda attiva nel settore dei rifiuti, era acerrimo rivale dei fratelli Michele e Sergio Orsi, titolari della Eco 4 e concorrenti nell’aggiudicazione degli appalti. Il pentito Oreste Spagnuolo ha rivelato che il killer Giuseppe Setola, nel corso di un incontro con Luigi Ferraro, fratello di Nicola, lo salutò ricordandogli di riferire al fratello «che di lì a qualche giorno avrebbe ricevuto un regalo». Dopo pochi giorni Michele Orsi fu assassinato a Casal di Principe proprio dal gruppo di Setola. Per gli inquirenti sarebbe proprio questo il «regalo» cui faceva cenno Setola.
LA FESTA CON L'ELICOTTERO - Oltre agli appalti, in cambio dell’appoggio elettorale, i politici della provincia di Caserta offrivano ai casalesi ricompense di ogni genere. Cosimo Cecere, consigliere Udeur di Marcianise, per esempio, si sdebitò prodigandosi per far ottenere a Franco Froncillo, fratello dell’attuale collaboratore di giustizia Michele, l’autorizzazione perchè un elicottero potesse atterrare in paese durante i festeggiamenti del suo matrimonio. Racconta Michele Froncillo, la cui dichiarazione è riportata nell'ordinanza: «Ho ulteriore prova del fatto che il Ferraro abbia contatti con la criminalità organizzata perchè io stesso ho partecipato alla campagna elettorale del 2004/2005, in occasione delle elezioni amministrative, mentre mi trovavo agli arresti domiciliari. In particolare, ricordo che un giorno, nell’imminenza delle elezioni, si presentarono presso la mia abitazione Cosimo Cecere e Francesco Barbato, entrambi candidati alle elezioni ed entrambi nel raggruppamento che sosteneva Nicola Ferraro. Questi due, già in passato, avevano ricevuto sostegno elettorale dal clan Belforte per la loro elezione al consiglio comunale di Marcianise. Nell’occasione queste due persone si presentarono altresì con il rappresentante della ditta di Ferraro, responsabile della zona di Marcianise, ed anche con altre persone di cui al momento non mi ricordo. Essi mi chiesero un appoggio elettorale per Cecere, Barbato e Ferraro».
LEGAMBIENTE - «Per decenni in Campania ed in particolar modo nella provincia di Caserta l'ambiente è stata “cosa loro” della premiata ditta Casalesi e company. E per gestire un affare stratosferico, la camorra dei rifiuti made in Casalesi si è trasformata in holding, con un proprio consiglio di amministrazione, manodopera specializzata, rappresentanti con valigetta 24 ore che operano in tutto il paese. Un vero e proprio direttorio in cui gli interessi della criminalità organizzata viaggiano di pari passo con la distruzione del territorio con un fatturato annuo solo nel traffico illecito dei rifiuti pari ad oltre 700milioni di euro». In una nota Michele Buonomo, presidente Legambiente Campania commenta l'operazione della magistratura. «La Campania continua ad essere appestata dai trafficanti di rifiuti, avvelenata da una rete criminale trasversale che non esitano ad avvelenare una regione intera pur di riempire le loro casse. Soldi sporchi - conclude Buonomo - che alimentano i circuiti illegali e legali dell'economia, facendo concorrenza sleale a quelle aziende che operano nel rispetto delle regole, inquinando in tutti i sensi l'intero mercato». Fonte: Corriere del Mezzogiorno
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