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Cales Channel: ecco la 2a puntata sugli scempi del parco archeologico

Interessante lavoro di Silver Mele e Salvatore Minieri
19/3/2009 18:53

Calvi Risorta - Seconda puntata dello speciale di Cales Channel tra gli scempi del parco archeologico caleno. Silver Mele e Salvatore Minieri, con il cameraman Giovanni Ranucci, hanno documentato con sorprendente tempismo tutti gli scavi clandestini in corso nelle zone delle necropoli dell’antica Cales. In alcuni casi, i due giornalisti hanno addirittura ripreso parte dei saccheggi a poche ore dal passaggio dei tombaroli. La zona est della cittadina antica è ormai preda dei saccheggi e, in una sola puntata, sono state documentate le profanazioni di circa 10 tombe con immagini suggestive e drammatiche. Mele e Minieri si sono addirittura calati in una delle tombe devastate dai tombaroli, trovando tracce inequivocabili di lavori clandestini eseguiti solo qualche giorno prima delle riprese. Ancor più drammatica la situazione del teatro romano di Cales dove, Mele e Minieri hanno dimostrato quanto sia facile la penetrabilità verso il monumento, dove manca addirittura la recinzione, rubata qualche mese fa e mai ripristinata. Immagini esclusive anche dal ponte delle Monache (realizzato nel sesto secolo avanti Cristo) oggi ridotto a discarica di tonnellate di pneumatici usati. Scoperta, durante la puntata di Cales Channel anche una grande villa di epoca tardo imperiale, mai segnalata prima. Le immagini della seconda puntata dello speciale sul parco archeologico abbandonato saranno visibili sui siti www.calvirisortanews.it; www.comunedisparanise.com; www.silvermele.it . Mai era stata denunciata con tanta forza la situazione di assoluto degrado di Cales, l’unica città della Campania, capace di competere con Pompei per splendore monumentale e grandezza economica. Nelle prossime puntate Mele e Minieri presenteranno i due complessi termali romani, dai quali i tombaroli stanno portando via addirittura la pavimentazione e i mosaici. Tutto sotto gli occhi degli ex amministratori, immobili per quattro anni, e di una Soprintendenza non sempre solerte ed attenta. Di Vito Taffuri
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