Nove anni fa moriva a Hamammet, Bettino Craxi, uno dei grandi politici della storia italiana. Morì in esilio, status che si appioppò a seguito del tumulto causato da Tangentopoli.
Molti potrebbero chiedersi: ma cosa fece Craxi per l’Italia? Tanto. Forse pochi ricordano in quale situazione versava l’Italia quando ricevette il mandato dall’allora presidente della Repubblica Sandro Pertini. Inflazione e tassi d’interesse che viaggiavano oltre il 20%, basterebbe ricordare che i Bot di quel periodo, eravamo nel 1982, riconoscevano un tasso d’interesse del 18%. In Europa eravamo la cenerentola, e per quel ruolo reclamato a solo titolo di presenza, perché nazione costituente dell’allora Mercato Comune Europeo, ancora oggi ne paga le conseguenze la nostra agricoltura. In sintesi, il senso era questo, noi vi diamo qualche aiuto economico, ma voi ci dovete dare le quote latte e dovete coltivare i vostri campi secondo quanto stabilito da Francia e Germania.
Nei suoi quattro anni da presidente del consiglio fu capace di capovolgere l’immagine del nostro paese. Craxi fu l’uomo che allargò l’allora G6 a sette, con l’Italia e poi a otto, con il Canada. Fu l’uomo che seppe dire No agli USA nella querelle Sigonella, fu l’uomo del secondo trattato dei patti lateranensi con il Vaticano, fu l’uomo che credette più di tutti nel made in Italy, dando lustro, per primo, ai nostri stilisti, che iniziarono a riprendersi la leadership nel mondo superando i francesi. Fu l’uomo che seppe ricreare le basi della grande industria italiana.Ma Bettino Craxi fu anche l’uomo dell’antagonismo alla politica clientelare della Democrazia Cristiana.
Commise un solo errore: sdoganare il “Partito Comunista”, che stava vivendo già la fine della sua stagione con la “Perestroika “ di Gorbaciov. Non si accorse, che i vari Occhetto, Veltroni, D’Alema gli stavano tirando un tiro mancino che col senno di poi si sarebbe rivelato fatale. Una volta “legalizzati” all’interno dell’Internazionale Socialista, i comunisti, che allora come oggi erano già rappresentati da Veltroni e D’Alema, a cui si aggiungeva Occhetto, fecero votare in parlamento una strana legge, che vista con gli occhi di allora non poteva significare nulla, ma che in seguito caratterizzò tutta l’attività di Tangentopoli e Mani Pulite, vale a dire la legge che cancellava il reato di finanziamento illecito per i fondi illeciti della politica provenienti dall’Unione Sovietica.
Craxi, Forlani e De Mita forse non capirono che di chi aveva usato il potere in senso dittatoriale non ci si poteva fidare, e così, nel 1992, partì l’inchiesta che con un colpo di spugna e tanti di manette, cancellò i partiti che avevano retto la democrazia nel nostro paese sin dal dopoguerra. Resta celebre il suo discorso in parlamento, quando ebbe il coraggio e la statura del politico di razza, di dire che “chi era senza peccato …” inutile ricordare che in quell’occasione, ovviamente, nessuno si alzò.
Certo la politica di quegli anni era fatta di tanto denaro, che derivava da una serie di accordi tra politica ed economia. Tutti erano a conoscenza di come andavano le cose, anche la magistratura. Nessuno poteva non sapere. Si volle fare un golpe, facendo finta di ricreare nuove verginità, ma la storia, come sempre, si ripete. Le vicende di questi giorni potrebbero essere solo un anticipo della fine di una capitalizzazione durata circa diciassette anni. Ecco perché la ricorrenza del nono anniversario della morte di Bettino Craxi non può passare in silenzio.
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