Sparanise – Giovanni Cerchia, docente di Storia Contemporanea all'Università del Molise, ed ex segretario provinciale dei Ds, presenta un esposto contro l'ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga per le dichiarazioni rilasciate alla stmpa qualche giorno fa sulla protesta studentesca. Ecco il testo dell'esposto presentato alla procura della Repubblica di S. Maria Capua Vetere:
"Egregio Procuratore della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere,
lo scorso 23 ottobre è apparsa sul «Quotidiano Nazionale» un'intervista al senatore emerito della Repubblica Francesco Cossiga (allegata a questo mio esposto) che vorrei sottoporre alla Sua illustre attenzione.
Difatti, a prescindere dallo sconcerto che simili affermazioni — aggravate peraltro dal fatto che a pronunciarle sia un ex Capo dello Stato — provocano sul piano politico e morale, mi chiedo se non facciano emergere anche eventuali profili di carattere penale.
Mi riferisco in primo luogo all'esplicita «autodenuncia» circa la sua gestione dell'ordine pubblico negli Settanta, attraverso l'uso di provocatori e della violenza, tale da ingenerare una lesione dei principi cardine della convivenza civile e delle istituzioni democratiche. Come scrive lo stesso senatore emerito,
««Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand'ero ministro dell'Interno […] ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città […] Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri […] le forze dell'ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano […] Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì».
Per certi versi, il senatore Cossiga dovrebbe essere perfino ringraziato, poiché le sue parole sono a dir poco illuminanti, euristiche, una preziosa chiave di lettura della nostra vicenda recente. Certo, il sovversivismo dall'alto rappresenta un tratto peculiare di molta parte della storia nazionale. Ma Cossiga lo ripropone e giustifica nell'ottica della guerra fredda e di suoi conflitti, quasi che nelle piazze si giocasse una partita ben diversa da quella del conflitto tra una società radicalmente trasformata e un quadro istituzionale rigidamente ancorato ai suoi riferimenti tradizionali.
Per il nostro senatore emerito, insomma, il conflitto sociale non era il segno di una maturazione democratica, ma un'aggressione alle logiche di campo democratico occidentale, mentre i movimenti nascondevano il volto di quinte colonne sovversive. Sono le stesse convinzioni degli sciagurati teorici della strategia della tensione. Non mi azzardo nemmeno a ipotizzare che il senatore Cossiga sia stato uno di loro (anche se, in termini ovviamente assolutamente provocatori, verrebbe da chiedergli dov'era lui il 12 dicembre del 1969); ma è un fatto che solo ipotizzando uno scenario di questo genere, si spiegherebbe l'ostentata e orgogliosa difesa dello schmittiano stato di eccezione (la sospensione, di fatto, dell'ordinamento democratico sulla base di una proclamata e supposta emergenza) decretato, a suo dire, tra la fine degli anni 60 e il decennio successivo.
E questo senza contare che il senatore Cossiga era ministro degli Interni anche negli anni del rapimento Moro, caratterizzato da una singolare inefficienza degli apparati di sicurezza. Se dovessimo prenderlo sul serio, a questo punto, logica vorrebbe che dovremmo dubitare grandemente perfino della casualità di quella stessa debacle della nostra intelligence. Esiste ormai una vasta e tormentata bibliografia sull'argomento, alla quale mi limito a rinviare.
Ma questo è solo l'aspetto che riguarda il passato. Per il presente, Lei non ritiene che le dichiarazioni di Francesco Cossiga possano perfino prefigurare, hic et nunc, un'istigazione alla violenza?
Non sono un giurista e non mi azzardo nemmeno a proporle questo argomento, se non in termini dubitativi. Ma come cittadino, e come educatore, sento quanto meno l'obbligo morale di sottoporle la questione.
Resto a Sua disposizione per ogni comunicazione o chiarimento.
La pregherei, infine, di informarmi circa l'eventuale archiviazione del mio esposto.
Cordiali saluti". Da riconosciuto leader della sinistra casertana Gianni Cerchia, sparanisano di adozione, è stato più volte candidato alla carica di consigliere comunale ma, puntualmente, gli sparanisani non gli hanno mai dato un numero sufficiente di preferenze per farlo diventare consigliere comunale. Analoga sorte gli è toccata anche nella sua Riardo, dove alle ultime amministrative ha collezionato l’ennesima bocciatura elettorale. Ora Cerchia si riaffaccia sulla scena politica con un colpo ad effetto. Che gli vada meglio delle elezioni?
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