Casal di Principe - L'imprenditore Michele Orsi, assassinato nella piazza Dante di Casal di Principe in maniera plateale, aveva reso ai pm della Dda di Napoli dichiarazioni che riguardavano i rapporti che vi sarebbero fra il sistema politico-giudiziario e i boss della camorra. Orsi viene descritto negli ambienti investigativi come un imprenditore ''capace di interloquire con vari personaggi economici e criminali''. In base a quanto apprende l'ANSA da fonti qualificate, Orsi avrebbe dovuto deporre giovedi' prossimo all'udienza preliminare, in cui lui stesso era imputato, insieme ad altri imprenditori e politici, riguardo la gestione dello smaltimento dei rifiuti per i quali era stato arrestato lo scorso anno. Fra gli imputati figura anche l'ex presidente della Commissione di vigilanza Rai, Mario Landolfi, accusato di corruzione aggravata dall'avere agevolato l'organizzazione mafiosa. Da ambienti giudiziari si apprende che Michele Orsi era stato iscritto in passato a Forza Italia e ai Ds.
I magistrati della direzione distrettuale antimafia avevano chiesto per l'imprenditore ucciso oggi a Casal di Principe (Caserta) la protezione. Michele Orsi aveva testimoniato nei mesi scorsi nel processo che vede imputati alcuni imprenditori, fra cui Giuseppe Diana e Giuseppe Valente, entrambi detenuti e coinvolti in una inchiesta sullo smaltimento dei rifiuti. Orsi aveva risposto alle domande del giudice durante l'udienza preliminare, e aveva fatto dichiarazioni accusatorie, ricostruendo il sistema politico-camorristico che vi sarebbe dietro lo smaltimento dei rifiuti in Campania. Nelle scorse settimane Orsi aveva gia' subito le prime intimidazioni: ignoti avevano sparato colpi di pistola alla porta d'ingresso della sua abitazione. Orsi avrebbe dovuto deporre giovedi' prossimo in un altro processo, sempre sulle irregolarita' dello smaltimento dei rifiuti, i cui imputati sono però a piede libero. In due mesi, piu' volte, il legale di Michele Orsi aveva chiesto protezione per il suo assistito, alla Dda di Napoli e ai carabinieri di Casal di Principe, segnalando i timori di possibili ritorsioni da parte della camorra. La richiesta, pero', non e' stata accolta, sottolinea oggi l'avvocato Carlo Destavola, dopo l'agguato che ha ucciso il contitolare della societa' Eco 4. ''Sono senza parole - dice all'ANSA - difendo Michele Orsi da anni. Mi rendo conto che ogni volta che andavamo a questuare perche' fosse attribuita una qualsiasi forma di tutela a Orsi non c'erano molte persone ad ascoltare''. Il prossimo 17 giugno era prevista l'udienza preliminare, davanti al gup Campoli. Orsi aveva subito diversi 'avvertimenti': ''L'ultimo mentre il figlio rientrava a casa, a tarda sera, durante le festivita' pasquali: furono esplosi alle sue spalle dei colpi di fucile, che presero pero' il portone di casa''. Un episodio che il legale mise in relazione a una ''campagna stampa'' di un quotidiano casertano, che pubblico' ''ampi stralci degli interrogatori'' dell'imprenditore nell'ambito dell'inchiesta in cui era stato coinvolto insieme con esponenti di clan camorristici. E' iniziata nel 2003 l'inchiesta nella quale Michele Orsi, rimase coinvolto ed inizio' poi a collaborare con gli inquirenti. Indagando sulle tangenti pagate dai vertici di una societa' mista del Casertano per lo smaltimento dei rifiuti, la Eco 4, la direzione distrettuale antimafia di Napoli era arrivata un anno fa ad ipotizzare che gli uomini contigui al clan La Torre avrebbero dato vita ad un gruppo politico con l'obiettivo di incidere sull'Amministrazione comunale di Mondragone. Raggiunti da ordini di custodia in carcere un ex consigliere comunale di Mondragone, un vigile urbano, il presidente di Eco quattro, l'ex presidente del consorzio di bacino ed il boss La Torre. Le accuse erano associazione mafiosa, estorsione, corruzione di pubblico ufficiale, truffa ai danni dello stato. Giuseppe Valente, gia' presidente del Consorzio di bacino, secondo gli inquirenti, avrebbe fatto da cerniera ''tra la sfera politico/amministrativa comunale, il potere imprenditoriale e l'aggregazione mafiosa'', gestendo anche assunzioni e facendo cosi' accrescere il suo potere. Ma non solo: nel mirino degli investigatori era finita anche una ex consigliere comunale, Maria D'Agostino, decaduta perche' dichiarata ineleggibile, che - se pur uscita di scena - ''si dimostrava di fatto capace di intervenire e condizionare le scelte dell'Amministrazione comunale di Mondragone'', che dopo le elezioni del 2004 restava guidata dal sindaco Ugo Conte. Fonte: (ANSA)
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