Napoli - «Il governatore Bassolino era a conoscenza delle gravi inadempienze riguardanti gli impianti di Cdr. Pur consapevole ha continuato a far finta di niente, pertanto è responsabile penalmente». È questo uno dei punti della requisitoria dei pm Noviello e Sirleo durante l'udienza preliminare per il rinvio a giudizio del governatore della Campania Bassolino, dei vertici di Impregilo e di alcuni ex rappresentanti del commissariato. A detta dei magistrati, Bassolino, commissario per l'emergenza dal 2002 al 2004, «non poteva non essere a conoscenza delle irregolarità commessa dalla Impregilio rispetto al contratto stipulato con la Regione Campania, proprio perché il governatore - si legge nella requisitoria - non aveva semplicemente un ruolo politico, ma aveva compiti amministrativi legati proprio all'incarico commissariale». Per l’accusa se le discariche campane sono sature, la responsabilità è da individuare nella cattiva gestione dell'emergenza da parte della struttura commissariale. I pm hanno sottolineato soprattutto il pesante giro di affari legato alla crisi evidenziano che «per chi ha lavorato per la struttura commissariale la durata dell'emergenza era fonte di guadagni non commisurabili a quelli normalmente previsti nella pubblica amministrazione tale da creare interesse a che la crisi perdurasse». Un crisi dal peso d’oro se si considera che il subcommissario Vanoli percepiva un milione e cinquantamila euro all'anno, i subcommissari Paolucci e Facchi, compensi tra gli ottocento e i novecentomila euro. La stessa situazione si sarebbe verificata anche quando commissario era il prefetto Corrado Catenacci, che in una intercettazione telefonica allegata agli atti del procedimento e citata dai pm, si lamentava con l'interlocutore, perché il suo stipendio era di cinquemila euro mensili, mentre due tecnici della struttura commissariale intascavano cifre pari a un miliardo di lire all'anno.
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