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Rifiuti: una ricerca dell’Ispam-Cnr rivela che è a rischio la catena alimentare

La diossina contamina acqua, terreno e piante della Campania
22/5/2007 17:15

Roma - Carenza di discariche. Strade invase da montagne di rifiuti maleodoranti. Cittadini esasperati che si improvvisano netturbini e 'fanno pulizia' dando fuoco alla spazzatura. L'immondizia e' diventata una vera emergenza in Campania e un problema serio per la salute dei suoi abitanti. Ma non solo. La bruciatura dei rifiuti provoca danni anche agli animali, come ha dimostrato uno studio condotto sulle pecore della zona dal Laboratorio di citogenetica animale e mappaggio genetico dell'Istituto per il sistema produzione animale in ambiente mediterraneo (Ispaam) del Cnr di Napoli. ''Le discariche abusive presenti in Campania, soprattutto nelle province di Napoli e Caserta, e la sistematica bruciatura dei vari residui per ridurre al minimo il volume occupato ha comportato un notevole accumulo di inquinanti ambientali, tra i quali le diossine, sostanze altamente tossiche e cancerogene'', spiega Leopoldo Iannuzzi dell'Ispaam-Cnr. ''La situazione e' peggiorata in questi mesi con l'incendio sistematico dei cassonetti da parte della popolazione locale, che ha inconsapevolmente favorito l'entrata nel ciclo vitale di questo veleno, che inizialmente si deposita su erba, terreno e acque, fissandosi successivamente nei tessuti adiposi degli animali (incluso il grasso del latte) che hanno ingerito cibo contaminato''. Per controllare le condizioni degli allevamenti dell'area l'Ispaam-Cnr, finanziato dal Comune di Acerra, ha condotto due studi su pecore esposte a bassi (5,3 pg/g di grasso) e alti (39 e 51 pg/g di grasso) livelli di diossine, utilizzando due test citogenetici su linfociti di sangue periferico per valutare la stabilita' del genoma degli animali esposti a queste sostanze mutagene. Queste ultime lasciano infatti traccia a livello cromosomico (gap, rotture cromosomiche, scambi intercromatidici) come dimostrano i dati ottenuti e confrontati con quelli riscontrati in cellule di animali della stessa specie e razza, ma allevati in ambienti non contaminati. Fonte: (AdnKronos)
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