Sparanise,di Ilario Capanna – D’un tratto a Sparanise svanisce nel breve volgere di 3 settimane la filiera della solidarietà che per più di 50 anni ha sostenuto l’opera missionaria saveriana in Burundi. Dopo Padre Angelo Guttoriello, la città perde l’insegnante Antonietta Castagna, un’altra persona squisita che se n’è andata in punta di piedi. Con garbo e gentilezza, qualità che l’hanno distinta anche nel momento del trapasso. Per oltre 40 anni insegnante alla scuola elementare “Solimene”, storica catechista, animatrice della comunità cattolica, fervente fedele sempre al fianco degli ultimi. Per oltre mezzo secolo animatrice del Gruppo missionario. Per decenni, chiunque si trovasse in difficoltà sapeva di poter contare sulla sua disponibilità e bontà d’animo a prescindere da età, provenienza e status.
Da persona razionale, non riesco ancora a darmi una spiegazione logica del perché certe vite accomunate da un affetto cosi sincero e profondo riescano ad essere legate anche nel loro destino ed in maniera così indissolubile. Tuttavia, mi piace pensare che per un disegno divino, Padre Angelo l’abbia chiamata al suo fianco per chissà quale progetto che io e le persone come me, fatichiamo a concepire. Ma tant’è!
Chi vive in città ben sa che tipo di persona era Antonietta Castagna, dunque non scriverò di ciò che di lei era noto. Voglio raccontare due momenti incredibilmente importanti per la mia vita ma che sono certo riguardino decine e decine di altri cittadini di Sparanise che hanno avuto l’onore di averla conosciuta. Antonietta Italia Castagna aveva il dono di sapere ascoltare, pregio questo che induce le persone ad avere quella giusta quantità di fiducia necessaria a far si che lei fosse la persona giusta a cui affidare aneddoti, pensieri, momenti e piccoli segreti. Non perché fosse lei a chiederlo ma semplicemente per la sua straordinaria empatia. E la maestra Antonietta sapeva custodirli con encomiabile riservatezza, qualità, questa che nell’era dei social media, sembra essersi sciolta come neve al sole, arricchendoli di quel sentimento sincero e spontaneo che si chiama amore per il prossimo.
Ebbene, 11 anni fa, venne a mancare mio padre. Per le dinamiche dovute alla malattia non mi fu possibile scambiare i pensieri e le ultime parole con lui. Insomma, sapete com’è, no? A volte non basta una vita intera per dirsi o sentirsi dire certe cose e con i genitori, specie quelli di qualche generazione fa, spesso c’è un dialogo non verbale, fatto di sguardi e di segnali appena accennati. Nel mio caso, purtroppo, non fu cosi e la frustrazione per non averi potuto parlare con lui mi faceva soffrire. Tuttavia, questo senso di amarezza che sapeva tanto di occasione mancata non durò a lungo. Dopo la messa del settimo, sul sagrato dell’Annunziata, in piazza Giovanni XXIII, all’ombra di una calda serata di agosto, Antonietta Castagna si avvicinò per salutarmi e con il solito garbo, mi si mise sotto al braccio e con tono riservato sussurrò: “Vieni, facciamo due passi insieme che devo dirti delle cose che riguardano te e tuo padre”. Non so spiegare perché, ma non rimasi sorpreso più di tanto. Sapevo che le nostre famiglie sono legate da una lunghissima amicizia e stima reciproca e mi incamminai con un sorriso appena accennato ma in fondo in fondo speranzoso verso la stretta viuzza che porta alla sagrestia. Dopo pochi passi, con una dolcezza che mi sembra di sentire ancora adesso, mi disse:” Enzo, (cosi chiamava mio padre) tempo fa mi disse che non amava vantare le qualità dei figli, esaltarne le gesta e le capacità. Era uno all’antica di quelli che le carezze ai figli le dava solo quando dormivano. Però ci teneva a farti sapere questo. Mio figlio,- mi disse - fa delle cose uniche ed ha il dono di riuscire a vedere sempre il lato positivo in ogni aspetto della vita”. A quel punto Antonietta m strinse a sé in un affettuoso abbracciò, mi regalò uno dei suoi sorrisi più belli e congedandomi disse: non cambiare mai, vivi la vita come hai sempre voluto. Adesso sai che tuo padre pensava questo di te”. Beh, quell’incontro mi diede finalmente quella pace interiore che avevo sempre cercato e la mia gratitudine per aver custodito questa confidenza fino al momento giusto non finirà mai. Meno di un mese fa mi telefonò per farmi le condoglianze per la dipartita di mia madre. Disse:” Mamma aveva una fede fortissima che le ha consentito di resistere con forza ad immani sofferenze dovute alla malattia. Abbiamo pregato insieme anche per telefono e mi mancherà come manca una persona cara. Adesso fatti forza e ricordati che c’è tanta bellezza nel mondo”. Queste sono state le ultime parole che ho avuto l’immenso piacere di scambiare con lei. Ho raccontato questo piccolo spaccato della mia vita privata perché sono certo di non essere il solo ad aver beneficiato del suo affetto ed è giusto ricordare cosi una persona di tale bontà e levatura morale. Mi mancherai cara Signorina Castagna, e mancherai a tanti perché eri proprio una persona speciale. Che Dio ti abbia in Gloria.
|