Sparanise – Sembra incredibile ma c’è un fil rouge che unisce Nizza, città del sud della Francia, che il 14 luglio del 2016 fu triste teatro di uno degli attentati terroristici più efferati della storia recente in cui persero la vita 87 persone tra cui 6 italiani, e Sparanise, tranquilla cittadina di 7500 anime, sorta più di 1000 anni fa alle falde delle basse colline che degradano dolcemente sulla distesa pianeggiante della Campania Felix.
Ieri sera, una serata come tante, ritmata dall’insolito silenzio che scandisce le giornate sospese dal Covid, nell’attesa che le restrizioni cedano il passo alla vivacità della vita di sempre, l’inconfondibile rombo di un elicottero a turbina, ha squarciato il silenzio e destato l’attenzione di chi, tra piazza Giovanni XXIII e corso Solimene non ha potuto fare a meno di notare un insolito via vai di autovetture piene di poliziotti in borghese, dirigersi verso piazzetta Commestibili, nel cuore pulsante dell’antico centro storico.
Nessuno avrebbe mai minimamente immaginato che Endri Elenzi, 28 enne albanese, uno come i tanti che vivono e lavorano da anni nella cittadina calena, in realtà fosse niente poco di meno che uno dei fiancheggiatori di Mohamed Lahouaiej-Bouhlel, autore dell'attentato terroristico commesso sulla promenade des Anglais di Nizza, nel corso delle celebrazioni della festa nazionale francese.
Sulla testa del 28enne albanese pendeva un mandato di cattura europeo spiccato dalle autorità transalpine che evidentemente non gli ha impedito di andarsene in giro per quasi 5 anni. Eppure la sua fuga è finita ieri sera nella villetta comunale dove portava a giocare il figlio, grazie ad un brillante intervento messo a segno dagli agenti della Digos di Caserta e Napoli, coordinati dalla procura partenopea che, sulla scorta delle informazioni raccolte dall'Antiterrorismo, hanno potuto organizzare in totale sicurezza l’arresto.
La domanda che tutti si fanno in città non può che essere questa: cosa ci facesse uno con pedigree criminale cosi “importante” proprio a Sparanise? Una delle possibili risposte può avere a che fare con la presenza di una nutrita comunità albanese stanziatasi in città da più di 25 anni. Fino a prova contraria, si tratta per lo più di famiglie di lavoratori impegnati nei campi dell’agro caleno, che nella stragrande maggioranza dei casi si sono perfettamente integrate nella società. Interi nuclei familiari, qualcuno finanche alla seconda generazione, vivono e lavorano per le numerose aziende agricole che producono frutta e ortaggi destinati al mercato internazionale. Nel corso degli anni non è mancato qualche momento di tensione tra connazionali albanesi dovuto ad episodi di violenza legati ad alcol e spaccio di sostanze stupefacenti. Del resto, al netto della spicciola speculazione politica, si può affermare che anche sotto questo aspetto c’è stata integrazione con il territorio. Eppure, per trovarsi da qualche mese a Sparanise significa che qui, evidentemente, aveva conoscenze e contatti che lo hanno sostenuto in qualche maniera. Ed in questo caso ci sarebbe da riflettere non poco. Sono due le versioni che emergono dalle testimonianze raccolte dai vicini. La prima, pare che Endri Elenzi, che viveva nell’appartamento con compagna e figlio piccolo, conducesse un’esistenza abbastanza discreta, intervallata da qualche giornata di lavoro nei campi dell’agro caleno e la famiglia. La seconda, sembra che in realtà non parlasse neanche italiano e passava le giornate lontano dai riflettori ma con qualche uscita con connazionali a sorseggiare birrette fuori ai bar, una sorta di rituale in stile after hours, di parte della gioventù albanese ed extra comunitaria in genere, di ritorno dai campi, in voga all’ombra della Beatrice. Di sicuro, pare non disdegnasse una buona tazza di caffè che si preparava grazie ad una macchinetta che aveva noleggiato in comodato d’uso dal vicino negozio della signora Immacolata. Per il resto, proprio per il suo basso profilo, nessuno può dirsi certo di averlo mai notato. Certo è che la sua presenza a Sparanise dovrebbe portare gli investigatori ad una riflessione più attenta e profonda sul tessuto sociale e dei contatti nell’ambito dei quali l’albanese si è mosso negli ultimi mesi. A scanso di equivoci, va detto con decisione, come bene ha fatto il sindaco si Sparanise Salvatore Martiello ai microfoni del TG 2 RAI, che la stragrande maggioranza dei cittadini albanesi che dimorano e risiedono in città, è perfettamente inserita nel tessuto sociale, economico e produttivo sparanisano. E’ gente che da più di 25 anni vive e lavora qui, manda i figli a scuola, paga le tasse e contribuisce a mantenere quella fondamentale filiera del ciclo produttivo legato all’economia del comparto agricolo e non solo. Tuttavia, trovarsi un possibile terrorista vicino casa, dovrebbe far riflettere...
Infine, per quanto possa sembrare strano, come scritto all'inizio di questo articolo, c’è un fil rouge che lega Nizza e Sparanise. La sera del 14 luglio 2016, su promenade des anglais, c’erano anche tre ragazze di Sparanise, in vacanza in costa azzurra, miracolosamente scampate all’attentato in cui persero la vita 87 persone, tra cui 6 italiani, e ne furono ferite 302, a testimonianza di quanto possa essere piccolo il mondo.
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