Sparanise - Cari sparanisani, svegliatevi ed aprite gli occhi. Prima o poi l’emergenza corona virus passerà, ma il futuro di questa terra è ancora una volta minacciato da chi ha deciso di destinarla a pattumiera d’Italia. Si perché c’è da stare veramente poco tranquilli dopo il bel regalo fatto dalla Regione Campania a tutte le popolazioni dell’agro caleno, con il ruolo determinante svolto dall’ASI di Caserta, alla compagine che compone il progetto Garden srl. Come ormai sistematicamente avviene, la Regione Campania, nonostante il diniego del territorio che potrebbe subirlo, ha approvato il progetto di realizzazione dell’impianto di trattamento rifiuti da 50mila tonnellate annue che la Garden srl vuole realizzare all’interno dell’Area industriale della ex Pozzi.
Proprio cosi, incredibile ma vero. A nulla sono serviti i pareri negativi espressi con largo anticipo dal Comune di Sparanise e dalla Provincia di Caserta. A nulla è servito evidenziare che quell’area è (sulla carta) oggetto ( ma ormai non ci crede più nessuno …) di una bonifica dovuta al fatto (questo è certificato) che si tratta di una delle zone più inquinate del pianeta Terra. Rifiuti tossici, inquinamento delle falde, fumarole continue, emissioni nocive sono li ormai da anni senza che nessuno, e si sottolinea nessuno, al netto delle chiacchiere e degli annunci veicolati a mezzo stampa e delle passerelle del politico di turno, abbia mosso un dito. Chiacchiere tante. Fatti zero. E come se tutto questo non bastasse, adesso la Regione Campania, che paradossalmente è lo stesso Ente che ha detto di voler bonificare l’area (per il momento, si ribadisce, solo a chiacchiere …), dice si al progetto che rappresenterebbe una sorta di epitaffio sulle pietra tombale di un intero territorio a fortissima vocazione agricola già mortificato e devastato da decenni di scellerate speculazioni. Qui siamo di fronte ad una situazione tipicamente all’italiana. Delle due l’una: o la mano destra non sa ciò che fa la mano sinistra, oppure a parole si dice di voler bonificare e con i fatti si decide di inquinare ancora di più. In entrambi i casi, siamo di fronte ad una situazione paradossale! A chi serve un impianto di trattamento dei rifiuti da 50.000 tonnellate annue, capace di incassare decine e decine di milioni di euro, posizionato ad 1 km linea d’aria dal centro abitato ed a ridosso di un’area inquinata alla massima potenza, nel bel mezzo di un territorio ad altissimo indice di criminalità organizzata e non? Cerchiamo di capirci qualcosa. Dalle carte rese pubbliche.
Il Comune di Sparanise ha espresso sin da subito parere sfavorevole. Altrettanto ha fatto la Provincia di Caserta perche l’impianto non rientra nelle previsioni per la gestione del ciclo integrato dei rifiuti provinciali. L’ASI e L’Ente Idrico Campano non hanno proprio espresso il loro parere definitivo. Nello specifico, l’ASI di Caserta, soggetto coinvolto per legge nell’iter procedurale, visto che si tratta di un’area industriale, ha optato per non esprimere il proprio parere in merito al progetto in attesa di regolarizzazione della documentazione circa l’acquisizione dei suoli. Dunque ad oggi, non esiste una convenzione, condizione essenziale che consenta di assegnare il lotto di terreno in questione alla destinazione d’uso richiesta. Cioè, a quasi un anno dalla prima conferenza dei servizi, proprio l’Ente che più di tutti avrebbe dovuto esprimere il proprio punto di vista, dichiara di non poter esprimere il parere definitivo per mancanza di documentazione idonea a stabilire se su quel suolo può nascere l’impianto!
Stesso discorso vale per l’Ente Idrico Campano che per mancanza di documentazione istruttoria prevista dal regolamento per la disciplina delle autorizzazioni al trattamento delle acque reflue, non ha espresso il parere definitivo.
La Sovrintendenza Belle Arti di Caserta e Benevento ha espresso parere favorevole con prescrizioni relative allo scavo e, considerata la enorme quantità di reperti archeologici rinvenuti prima dei lavori per la costruzione della centrale termoelettrica c’è da capirne il motivo.
L’ARPAC ha espresso parere favorevole sulla scorta delle autocertificazioni prodotte dalla Garden srl circa le indagini del suolo. Però puntualizza che proprio in merito alle indagini preliminari, si legge testualmente, “di demandare alle autorità competenti di verificare la completezza e l’esaustività delle indagini preliminari atteso che il sito è censito dal Piano Regionale delle Bonifiche” e che la legge regionale ha previsto l’insediamento solo nelle aree non inquinate. Come per dire: noi le prendiamo per buone però poi chi deve controllare … controlli.
Desta sconcerto il parere favorevole dell’ASL di Caserta che si è espressa in base a quanto riportato sul Registro dei Tumori riferito al quinquennio 2008/2013. Cioè dati che risalgono ad un periodo che va da 12 a 7 anni fa, dunque ben prima che le autorità competenti e la Procura delle Repubblica facessero luce su quella che è stata definita come la discarica a cielo aperto più grande d’Europa! Inoltre, per L’ASL la popolazione di persone morte per tumore pari a 1839 unità, è da ritenersi nella norma per quanto attiene il sesso maschile e non nella norma ma trascurabile (sic !) per il sesso femminile. Dalle carte si apprende dunque che l’ASL, nel febbraio del 2020, non dispone di dati aggiornati che vanno dal 2013 al 2018…
Ciononostante il Presidente Antonello Barretta, che presiedeva la conferenza dei servizi, sulla scorta della documentazione prodotta, ha ritenuto di poter esprimere parere favorevole con prescrizioni.
Altro che Covid-19!!! Come scrivono nella nota stampa gli attivisti di Spazio Cales, “questa è una vergogna assoluta contro la quale dobbiamo mobilitarci insieme, per vincere ancora!” I giochi non sono ancora chiusi, c’è ancora la possibilità di esperire un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica su iniziativa dei soggetti interessati, in primis il Comune di Sparanise che è intenzionato a percorrere questa strada.
A metà Marzo, nell’ambito di un percorso di confronto tra il Ministro all’Ambiente e i Comitati, promosso dalla Rete Stop Biocidio, avrebbero dovuto incontrare il Ministro Costa per sottoporgli, tra le altre cose, un dossier sulle criticità del territorio, tra nuovi impianti e mancate bonifiche. Proprio per questo, avevano programmato un’assemblea cittadina volta alla discussione di questi temi e al lancio di un nuovo soggetto/comitato per affrontare questa nuova fase. Per le vicende sopracitate gli incontri con il Ministro sono stati sospesi e gli attivisti stessi hanno ritenuto di dover sospendere le iniziative.
E’ però necessario continuare a lavorare per rimettere in piedi un nuovo fronte, ampio, plurale e unitario che sia all’altezza di raccogliere l’eredità delle lotte passate, che ritorni ad agire concretamente per cambiare il presente e immaginare un futuro diverso, in cui a chi ha inquinato e corrotto sia impedito di continuare a farlo sulla pelle della gente comune. Non è più tempo di restare alla finestra.
In definitiva, tranne gli imprenditori proponenti, i tecnici incaricati, i facilitatori e qualche politico amico, tutti i cittadini di Sparanise e dell’agro caleno si pongono con insistenza questa semplice domanda: perché è stato autorizzato questo progetto proprio in quell’area ?
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