Vittorio Savino)
SPARANISE/ROMA - Era il nostro angelo custode, ora come faremo? Parole di apprezzamento e di gratitudine quelle che i romani del quartiere Trieste hanno voluto tributare all’ispettore della Polizia Mario Bellopede, sparanisano doc, che, dopo 38 anni in servizio nella capitale è andato in pensione. Non capita certo tutti i giorni, per un servitore dello Stato, ricevere tanti e tali pubblici apprezzamenti soprattutto quando si è quotidianamente impegnati nello svolgimento di un servizio difficile e complicato nella capitale d’Italia. Evidentemente Mario Bellopede, come uomo prima che come poliziotto, ha saputo lasciare qualcosa che andasse oltre l’ordinaria amministrazione a dimostrazione, ancora una volta, che Sparanise, nonostante le mille difficoltà, continua a produrre personalità di prestigio che riescono ad avere successo in tutto il mondo. Di seguito pubblichiamo l’articolo di Rinaldo Frignani apparso oggi sull’edizione romane del Corriere della Sera.
«Prima che un poliziotto è un amico. Un amico vero. Di quelli che corrono quando c’è un problema. Persone come lui, in una società dura come questa, non ce ne sono più». Armando Calò, presidente dell’Associazione dei commercianti di viale Libia, già sa che sentirà la mancanza di Mario Bellopede, ispettore superiore della polizia, fino a qualche settimana fa in servizio allo storico commissariato Vescovio di via Acherusio. «Mariuccio», come lo chiamano affettuosamente i colleghi - e anche i carabinieri delle stazioni dell’Arma, che gli hanno reso omaggio nei giorni scorsi fra commozione e risate -, è andato in pensione.
«Ci mancherà e anche tanto», assicura ancora Calò. «Ha una marcia in più nell’affrontare le situazioni, anche quelle più difficili, dalla vecchietta presa di mira dai ladri ai piccoli furti nei negozi. Ho sempre avuto la sensazione che ogni suo intervento non fosse legato soltanto al lavoro, ma proprio a un innato senso civico e di giustizia». E anche dalla profonda umanità che ha contraddistinto, secondo chi lo conosce, 38 anni di servizio in polizia. Tutti trascorsi nello stesso commissariato, che estende il suo territorio dal Ponte delle Valli al confine con i Parioli. Il suo volto è conosciuto da molti, l’apprezzamento è sempre arrivato da ogni ambiente: da quello del commercio a quello diplomatico (nel quartiere ci sono molte ambasciate).
L’ispettore Bellopede sembra uscito da un romanzo e la sua vita professionale lo è stata davvero. Non un Serpico - anche perché al quartiere Trieste quel soprannome da film è tutt’oggi legato a Francesco Evangelista, il poliziotto ucciso dai terroristi neri del Nar fuori dal Giulio Cesare il 28 maggio 1980 - ma uno specialista in malavita organizzata, un esperto in misure di prevenzione, appassionato - una volta uscito dal commissariato - sempre di storie di mafia, oltre che di cinema e racconti di Diabolik. La sigaretta sempre accesa, la battuta pronta, il sorriso sincero. La consapevolezza di sapere sempre cosa fare e quando farla.
Un occhio esperto e analitico sul territorio tanto da aver aiutato nel loro lavoro generazioni di funzionari di polizia. «Un punto di riferimento per tutta la zona, una sicurezza per tutti noi commercianti», rivela Giulio Anticoli, presidente di Roma Produttiva (che riunisce molte associazioni di negozianti sul territorio della Capitale) e delle Botteghe storiche. «Da lui sempre tanta positività legata non solo al professionista ma proprio alla persona. Ed è fondamentale per la nostra categoria che stringe di continuo rapporti per la sicurezza con polizia e carabinieri. Ce ne fossero come lui», auspica Anticoli. Un feeling speciale che - come sottolinea ancora Calò - «Mario ha cercato di tramandare il più possibile ai suoi colleghi giovani e anche di questo gli va dato merito».
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