Roma /Caserta/ Pignataro Maggiore – Con il verdetto emesso lo scorso 26 marzo la Corte di Cassazione di Roma ha riconosciuto un risarcimento di 90.000 euro al Presidente della Provincia di Caserta e Sindaco della vicina Pignataro Maggiore, Giorgio Magliocca per i 11 mesi di carcere subiti da persona innocente. Ingiusta detenzione, questa la motivazione alla base del riconoscimento, che si è tradotta nella quantificazione di una cifra che appare finanche ridicola se rapportata alla privazione della libertà di un uomo innocente ed alla devastazione della sua vita durata per ben 11 mesi! E’ lo stesso Magkiocca a commentare l’ennesima sentenza favorevole: “Questi undici mesi di detenzione da innocente non valgono novantamila euro, è un vuoto che ha soltanto l'Italia, che invece di risarcire la vittima retribuisce un'indennità di detenzione con parametri matematici. Si tratta di calcoli che non rendono giustizia, che non cancellano il dolore, mio e della mia famiglia, che non mi restituiscono il tempo sottratto. Il mio percorso, politico e personale, è stato lungo e pieno di ostacoli, ma non mi sono mai arreso: è grazie alla vostra fiducia che ho potuto dimostrare, da Sindaco di Pignataro Maggiore e da Presidente della Provincia di Caserta il mio impegno e soprattutto il mio amore per la comunità. Eppure, nella vicina Pignataro Maggiore cosi come a Sparanise, c’era e tutt’ora permane, un sentimento di profonda rabbia per quanto è accaduto a Magliocca, e soprattutto per le modalità che lo hanno portato in carcere da innocente. All’epoca dei fatti, siamo nel 2011, il gip scriveva: “Magliocca è da anni asservito ai desiderata del clan camorristico di Pignataro, sodalizio criminale agguerritissimo, resosi protagonista di delitti efferati, la cui pericolosità resiste agli interventi giudiziari e grazie al quale il Magliocca ha potuto vincere ripetute competizioni elettorali”. Accuse pesantissime che, in un mondo normale fatto di giustizia con la G maiuscola, sarebbero cadute con una semplice verifica di quanto dichiarato dai suoi accusatori, ancor prima che questa triste storia potesse avere inizio. Lo spiega lo stesso Magliocca in un’intervista rilasciata a Il Mattino: “Nella mia vicenda personale ritengo che i giudici siano caduti nel tranello di una macchinazione politica locale”. E’ si, perché alla fine, gira e rigira e sempre lì si arriva: il ruolo giocato dalla politica locale e da quegli oppositori perennemente nell’ombra che grazie alla colpevole complicità di operatori dell’informazione senza scrupoli, si oppongono con ogni mezzo ed a tutti i costi, al volere del popolo sovrano ed alla democrazia del voto. Cosi, in base alla pubblica accusa, Magliocca, all’epoca dei fatti in forte ascesa, si sarebbe incontrato con il boss di Pignataro il quale poi, a sua volta, avrebbe contattato personalmente gli affiliati e dispensato di persona volantini elettorali della lista Magliocca affinché costui potesse ottenere un maggiore consenso. Su questa tesi, prima ancora di essere processato, Giorgio Magliocca è costretto a farsi la bellezza di 8 mesi di 41-bis, come si dice in questi casi, cioè di carcere duro, manco fosse un camorrista di alto lignaggio, scontati prima nel carcere di San Tammaro e poi nel penitenziario di Avellino, e due mesi e mezzo agli arresti domiciliari. Totale: 10 mesi e mezzo di carcere! C’è solo un piccolo particolare, sfuggito alle forze dell’ordine, ai magistrati inquirenti ed agli estensori delle denunce. L’accusa era completamente falsa. Cosi, nelle pieghe di questa tristissima storia, dopo mesi e mesi di dolore, di sofferenza e di angoscia, si scopre che il boss in questione non avrebbe mai potuto incontrare Magliocca semplicemente perché dall’ottobre del 2004 al luglio del 2007, proprio durante la campagna elettorale finita nel mirino degli inquirenti, era detenuto con il regime del 41-bis. Tecnicamente, quindi, quell’incontro non poteva essere mai avvenuto. E allora la domanda sorge spontanea: perché? Qualcuno dovrebbe spiegare al mondo, quello fatto di persone civili e perbene, per quale maledetto motivo Giorgio Magliocca ha dovuto subire 11 mesi di carcerazione preventiva da innocente! Una carriera politica distrutta, (e poi fortunatamente ripresa), una vita privata disintegrata dall’onta e dalla violenza inaudita ed intollerabile di una ignobile consuetudine tutta italiana di mettere in galera qualcuno prima di processarlo. E tutto questo per che cosa ? Non per amore della verità, visto che in questo caso si è dimostrata una bugia, me forse per la bramosia del potere che anima come un demonio imbestialito la triste esistenza degli sconfitti? Per l’odio, il livore senza limiti ed il rancore personale, covati a lungo e vomitati a suon di lettere anonime, denunce ed esposti alle Procure, verso i propri avversari politici ? O forse per quella sindrome di Procuste che si traduce banalmente nell’invidia nei confronti di una persona che ha la sola colpa di essere capace nel proprio ambito ed avere successo nella vita ? Ebbene, questi sono, purtroppo, interrogativi che hanno già una risposta: perché l’animo umano di certi individui è squallidamente miserrimo! Ed è soprattutto a causa di questi pericolosi individui che la magistratura italiana ha quasi completamente perso la sua credibilità. Si racconta della presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio. Ma nella sostanza non è cosi perché se cosi fosse, un cittadino italiano come Giorgio Magliocca, ma l’elenco si allunga giorno dopo giorno sempre di più, non avrebbe mai dovuto subire la violenza assoluta della privazione della libertà per 11 mesi. Ed oggi cosa accade? Lo Stato, quello stesso Stato che non si era accorto prima che quel famigerato incontro non si sarebbe mai potuto tenere, ammette di aver sbagliato e riconosce 90mila euro ad un innocente. Soldi che si sommano alle spese legali ed a quelle generali di un’inchiesta che non sarebbe mai dovuta nascere. Come non si sarebbero mai dovute pubblicare le tonnellate di fango, ignobilmente propalate a profusione dai media, solo con l’intento di distruggere la reputazione di una persona perbene e non certo per fare una corretta informazione. Dunque lo Stato alla fine paga, ma i soldi sono dei cittadini, e quindi un’altra beffa oltre al danno. Già perché in Italia i giudici che sbagliano, diversamente da chiunque altro, non risarciscono la vittima di tasca propria ma hanno la possibilità di farsi saldare il conto dell’errore giudiziario (certamente non la coscienza …) direttamente dal popolo italiano. E l’aspetto più triste sta nel fatto che questa barbarie, come la cronaca recente ci insegna, purtroppo, non accenna a fermarsi…
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