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Se la politica nazionale è ad un punto di svolta: come siamo messi a Sparanise?

Aspettative e riscontri: ecco uno spunto di riflessione
23/2/2018 21:45

Sparanise - Il prossimo 4 marzo i cittadini italiani saranno chiamati alle urne per eleggere i rappresentanti di Camera e Senato ed in questi giorni la campagna elettorale, una delle più accese degli ultimi anni, con l’ingresso della cronaca nera e di quella giudiziaria come oggetto di diatriba, sta monopolizzando l’attenzione dei media nazionali e locali. Con la complicità dei social network, tanto nella forma quanto nella sostanza, i futuri parlamentari stanno facendo del loro meglio per cercare di replicare su scala nazionale quanto avviene, da sempre, a livello comunale. Non è un segnale incoraggiante a dire il vero. Ma tant’è. La tribuna politica virtuale accorcia le distanze e cosi la discussione sull’Italia-Nazione diventa un condominio senza regole, dove ognuno può dare libero sfogo a tutte le tonalità della propria emotività. E allora, visto che siamo in argomento, vale la pena guardarci proprio dentro quel condominio, ad esempio quello nostro chiamato Sparanise, per cercare di analizzare, provare ad interpretare e capire come siamo messi all’ombra della fontana Beatrice a 3 anni e qualche mese dalle prossime elezioni comunali.
Il ragionamento non può che partire da quanto è successo nel giugno del 2016. Tre schieramenti contrapposti, più o meno come accade oggi per le elezioni politiche, a dimostrazione di una massiccia frammentazione e di una profonda divisione nella società civile. Da un lato la lista dell’allora sindaco uscente Antonio Merola, forse la più democristiana dalla caduta della Democrazia Cristiana, con candidati, espressione diretta o indiretta della politica scudocrociata degli anni ’80, farcita di innesti provenienti da destra e da sinistra. Da un altro lato la lista capitanata da Mariano Sorvillo, composta da rappresentanti della sinistra sparanisana ed integrata da soggetti con percorsi politici di tutt’altra sponda. A completare il triangolo, il giovane Salvatore Martiello, a capo di una lista di rottura, con numerosi elementi di ispirazione pentastallata e due dissidenti dalla compagine guidata da Sorvillo. Come andò a finire è cosa nota. Sparanise in Movimento, con 1676 voti riuscì ad infliggere una durissima e per molti versi inaspettata lezione alla vecchia politica locale. Merola si piazzò secondo con 1616 voti, seguito a pochissima distanza da Sorvillo che si fermò a 1572. Sia Merola che Sorvillo erano alla quinta candidatura consecutiva, un elemento che avrebbe dovuto offrire, ad entrambi, sufficienti spunti di riflessione. Eppure cosi non fu. Stesso discorso per i tanti candidati alla carica di consigliere, evidentemente mai maturi o comunque sufficientemente coraggiosi, per provare a succedere ai loro rispettivi leader. Se ci riflettete, fatte le doverose proporzioni, ci sono molte analogie con la sfida a tre Berlusconi-Renzi-Di Maio dei giorni nostri, il cui epilogo sarà svelato agli italiani il prossimo 5 marzo. L’analisi del voto lasciò emergere un aspettò quasi rivoluzionario degli sparanisani, evidentemente stufi di un’offerta politica, quella delle due liste perdenti, che seppur apparentemente potente nei candidati, ai loro occhi aveva esaurito argomenti ed idee. Stesse facce e programmi simili che si stagliavano come monoliti fissi ed imperturbabili sugli atavici problemi made in Sparanise, sempre da risolvere e mai risolti. Quasi come se si trattasse di una risorsa da custodire e dalla quale poter attingere a piene mani in ogni campagna elettorale. Evidentemente la misura era colma e quel 5 giugno, nella solitudine della cabina, la scheda elettorale nelle mani dell’elettore si trasformò in una sorta di Nemesi di classica accezione. Oggi, a distanza di 1 anno e 8 mesi, forse anche alimentati dal riflesso del sacro fuoco della campagna elettorale, i politici sparanisani stanno provando a risvegliarsi dal torpore nel quale tanto a lungo si erano smarriti, o forse ritrovati... I segnali che dimostrano l’esistenza del battito vitale iniziano ad essere evidenti. C’è chi prova a riposizionarsi tramite qualche vecchio amico, chi cavalca l’idea di un ritorno di fiamma, chi riprende, in modo anonimo e palese, ad ordire le solite trame finalizzate a destabilizzare il sistema democratico, chi finalmente ritrova il coraggio di fare una passeggiata in piazza, chi tenta la scalata al partito di successo del momento e chi si affida al potente del momento per sperare nel successo di domani. C’è poi chi, con coerenza, non ha mai smesso di impegnarsi nel tentativo di risolvere i problemi, ed infine c’è chi quotidianamente si impegna a crearne altri perché sa che da queste parti solo con i problemi la politica ha un senso. E dunque cosa è stata Sparanise negli ultimi 20 e passa anni? Dai confronti con chi torna in città saltuariamente emerge questa scena, ridondante e ripetitiva seppur con sfumature diverse. Si ha come la sensazione di un tempo che trascorre ma inesorabilmente non passa mai. E’ come essere in una cinema con le poltrone rosse. Seduti. Fermi a fissare lo schermo bianco, ed il nero tutto intorno. Il palcoscenico con i soliti arredamenti immobilizzati a segnare sempre la stessa ora. La pellicola in bianco e nero dello stesso film che inizia ogni cinque anni. Il buio e poi la luce, con le ombre che si siedono e guardano. Sorrisi, sospiri, applausi, e poi aspirazioni e speranze. Emozioni che si rincorrono. Ad un certo punto finisce il primo tempo. Ci si guarda intorno, ci si cerca con lo sguardo. Un saluto con la mano al cielo, un cenno con la testa, una pacca sulla spalla. Passa il tempo ma la pellicola non riparte. E li, nelle poltrone rosse, si rimane a guardarsi intorno con gli occhi smarriti, nell’attesa che inizi il secondo tempo, magari a colori. Anni consumati a rivedere il primo tempo di un film senza sapere mai il finale. Anni che passano mascherati da sorrisi amari che sanno di beffa, di occasioni mancate e di emozioni strozzate. Di sogni interrotti sul più bello. Di una liturgia che rende grigio anche il bianco e nero e svuota la sala. Ma all’improvviso la pellicola riparte. Tra lo stupore di chi è rimasto aggrappato alla speranza c’è chi applaude e si emoziona. Eppure, inspiegabilmente, c’è anche chi fischia. Non c’è da sorprendersi o stupirsi: il tempo che trascorre ma non passa crea assuefazione e consuma la voglia di vedere come va a finire il film. Eppure il secondo tempo del film è iniziato. E’ a colori. Bisogna solo avere la pazienza di vedere come andrà a finire… Ora fermatevi un attimo e riflettete: in quale spettatore vi immedesimate? Siete tra quelli che fischiano per rivedere ancora una volta il primo tempo in bianco e nero, oppure tra quelli che si emozionano a vedere il tanto atteso secondo tempo a colori?
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