Sparanise, di Ilario Capanna - Con i comizi conclusivi delle tre liste in campo si conclude ufficialmente la campagna elettorale delle elezioni amministrative del 5 giugno. Le tre liste si alterneranno sul palco in quella che per i cittadini si presenta come una maratona di tre ore, dove è presumibile che i candidati sparino le ultime cartucce. Ma facciamo un passo indietro. L’altro ieri sera si è tenuto il confronto tra i candidati sindaco Martiello e Sorvillo, (come testimoniato dalla foto a sinistra) assente Merola. Il medico era stato puntualmente, ufficialmente ed anche pubblicamente invitato, già dalla settimana scorsa ma ha evitato di rispondere alle telefonate, alle email ed ai messaggi che gli sono stati recapitati. Eppure lo scorso 22 maggio, (non 16 anni fa…), nel medesimo studio, si era fatto serenamente intervistare dalla collega giornalista Carmen Testa, esattamente come fecero anche i suoi Martiello e Sorvillo. Dunque è tecnicamente impossibile sostenere il contrario, sempre senza contraddittorio, che non era stato invitato. Per conferma provi a chiedere anche al suo candidato consigliere Salvatore Fattore. Lui ha risposto garbatamente alla telefonata ed è stato messo al corrente del comportamento irrispettoso e maleducato del suo capolista. Chiarito questo aspetto, vale la pena soffermarsi anche su qualche altro elemento che emerso da questa campagna elettorale. I cittadini di Sparanise si aspettavano di capire i contenuti racchiusi nei programmi elettorali presentati un mese fa dalle tre liste. Quali azioni e quale strategia utile a risolvere i problemi che attanagliano la cittadina calena ? Ebbene, forse per la prima volta, e questo è un dato oggettivo che nessuno potrà smentire, c’è stato chi lo ha fatto in piazza e addirittura un civilissimo confronto tra i candidati sindaco. Un confronto nel quale si è discusso, alla pari, di Sparanise e delle azioni da fare, e non solo da annunciare, per dare una svolta positiva alla vita di tutti i giorni. Purtroppo però, c’è anche stato chi, ancora una volta, ha preferito “abusare” del palco. Non si contano le offese, le ingiurie e le ripetute violazioni delle più basilari norme comportamentali e di buona educazione, oltre che di reiterate violazioni della privacy e dunque della legge dello Stato Italiano, verso persone non candidate, che non hanno potuto difendersi dai vili attacchi lanciati dalla piazza e rimbalzati sui social network. Per costoro le elezioni comunali e nello specifico i comizi, sembrano essere diventate una sorta di appuntamento en plein air con il lettino dello psicologo, da dove dare sfogo agli istinti più bassi ed alle cattiverie più recondite. Allora dal loro palco diventa lecito (perché hanno un’idea della legge che passa attraverso l’autoassoluzione, dunque non si sentono mai colpevoli…), urlare anche le più inascoltabili delle porcate, sparare la più grossa delle balle senza ritegno e senza vergogna, sempre e costantemente alla ricerca della galvanizzazione del proprio smisurato ego che trova il nirvana con l’applauso della claque di disperati che li ammira inebetiti in uno stato di estasi. Chi osa mettere in discussione questa deriva insopportabile, come ad esempio la bistrattata categoria dei giornalisti accusata di intromettersi solo perché vuole fare delle semplicissime domande, viene immediatamente attaccato, deriso, offeso. Salvo poi, una volta finita la campagna elettorale, vedersi implorare in ginocchio dal potentuccio di turno la tanto attesa visibilità a mezzo stampa... Cosi come chi invoca un dialogo costruttivo tra le parti, come la stragrande maggioranza delle persone civili, viene fatto bersaglio di ingiurie di ogni genere. Non vengono risparmiate le mogli, le mamme, le sorelle e le zie, ma anche i padri, i fratelli, i nipoti, i cugini, gli zii e pure i defunti fino alla settima generazione, auto attribuendosi una patente morale, in pure stile pirandelliano, che loro per primi, per storia personale, pedigree familiare e casellario giudiziario, per primi non possono avere. In definitiva, essi fanno l’impossibile per zittire ogni forma di civile e democratico dissenso perché solo con il silenzio possono sperare di trovare qualcuno disposto a dargli ascolto. E allora è il caso di riflettere su questo metodo barbaro che mira ad intimidire chiunque tenti di vivere in maniera più civile e libera. Forse è il caso di mettere veramente la parola fine a questo “camorrismo elettorale” che vuole tutte pecore agli ordini del pecoraio col bastone, ed iniziare a confrontarsi da persone civili che 365 giorni all’anno vivono nella stessa città in assoluta libertà !
|