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Si coltiva a Sparanise il miglior ravanello rosso d’Italia

Il prodotto viene esportato in tutta Europa da 5 aziende
13/10/2015 20:31

Sparanise, di Ilario Capanna – Ci sono notizie incredibilmente positive che nessuno mai vi darà probabilmente perché nessuno sa. Comunedisparanise.com, in questi 8 anni di attività giornalistica ha sempre avuto una linea editoriale incentrata sulla positività del territorio nella sua interezza e l’articolo che state per leggere è solo l’ultimo dei tanti. Che Sparanise fosse patria di persone di grande spessore che nel corso della storia hanno dato lustro a questa martoriata provincia non è una novità. Non staremo qui a fare i nomi di sparanisani eccellenti che si sono particolarmente distinti negli ambienti più disparati. No, e non è uno scherzo, stavolta parliamo di un altro tipo di eccellenza: il ravanello rosso. Sicuramente sono in tanti a non sapere che si coltiva proprio nelle campagne di Sparanise il miglior ravanello rosso d’Italia. Un prodotto tanto eccellente da essere inserito con tanto di relazione tecnica, in un recente meeting internazionale tenutosi a Sabaudia, dedicato agli operatori del settore accorsi in terra laziale da tutto il mondo.
Ma cos’è il ravanello rosso di Sparanise ? Iniziamo col dire che è un ortaggio con radice dalle tante proprietà benefiche. Destinato ad arricchire l’alimentazione dell’uomo, per l’alto contenuto di vitamina c, è indicato nella prevenzione dei raffreddori; è un antiossidante e previene asma e altre malattie respiratorie. La produzione in terra calena, avviata grazie all’intuizione di imprenditori agricoli con una visione ampia e profonda, è partita circa un decennio fa con quantitativi che negli anni a seguire sono diventati sempre più significativi. Tuttavia la produzione non è cresciuta solo da un punto di vista quantitativo ma anche qualitativo, grazie ad una particolare tecnica di coltivazione del prodotto che è stata splendidamente adattata alle incredibili qualità organolettiche del terreno. Composto principalmente da argilla e calcare, quello delle campagne sparanisane è ritenuto per definizione un terreno molto forte grazie agli alti valori nutritivi come azoto, fosforo e potassio. Nonostante una coltivazione intensiva sviluppatasi nel corso degli ultimi decenni, la sua compattezza riesce a dare al ravanello un colore rosso brillante che non ha eguali in Italia, rendendolo unico sia come sapore che come aspetto estetico. A distanza di due lustri si può affermare con serenità che il ravanello rosso coltivato a Sparanise è, oggi, il migliore d’Italia da dove, nonostante sia considerato come un prodotto di nicchia e quindi con consumi relativamente bassi e concentrati nel nord Italia, è partito alla conquista degli importanti mercati del nord Europa. E’ qui che il prodotto made in Sparanise è particolarmente apprezzato e ricercato. In Germania, Polonia Austria e Repubblica Ceca Austria lo adorano ! Oggi il ravanello è prodotto da 5 aziende agricole abbastanza grandi ed altre più piccole, per un totale coltivato di circa 200 ettari a rotazione. Eppure nonostante la fama internazionale di alta qualità dei nostri prodotti agricoli: oggi il ravanello e l’insalata, ieri le pesche ed i peperoni, non è stata mia pensata e realizzata una politica capace di programmare, rilanciare e sfruttare a pieno le enormi potenzialità del comparto agricolo, Mai un progetto avanzato e realizzato; mai una seria analisi delle potenzialità rappresentate dall’agricoltura sparanisana. A ben guardare la cartina geografica, si evince con disarmante chiarezza che il territorio sparanisano e caleno in genere, escludendo la parte destinata ad area industriale ASI, (ex Pozzi Ginori ed ex Tabacchificio) le cui potenzialità sono da decenni ampiamente sotto utilizzate, è a quasi completamente a vocazione agricola. Per questo motivo la logica ci spinge a porre una domanda semplice e diretta all’intera classe dirigente che negli ultimi 40 anni ha amministrato Sparanise: possibile mai che nessuno si sia mai accorto di tale incredibile potenzialità ? E allora viene da pensare ad un altro dato inquietante: quanti posti di lavoro sono andati perduti a causa dell’incapacità della classe politica? La risposta, dati alla mano, è imbarazzante…. Sono migliaia, se non decine di migliaia, e non si parla solo di manovalanza ma anche di posti di lavoro prestigiosi legati al commercio ed alla distribuzione. Se solo 35 anni fa, dopo la chiusura della Pozzi, ci fosse stata la lungimiranza di convertire l’intera area industriale in un enorme mercato ortofrutticolo avendo già la stragrande maggioranza delle infrastrutture a disposizione, oggi vivremmo in uno stato di benessere decisamente più diffuso. Dunque quanta ricchezza è andata perduta a causa del totale disinteresse della classe politica per l’intero comporto agricolo? Tanta, troppa ! Basti pensare a cosa è stato fatto a Fondi, giusto per avere un termine di comparazione perfettamente calzante. E allora, se nonostante la cecità degli amministratori, l’agro caleno sparanisano riesce ancora ad esportare in tutto il mondo prodotti di eccellenza vuol dire che è ancora possibile realizzare un cambio di direzione, un’inversione di rotta capace di creare ricchezza e benessere ripartendo proprio dall’agricoltura. Ci vuole solo una strategia attenta e lungimirante capace di mettere a reddito ciò che madre terra, da sola, è già in grado di produrre… Ravanello rosso docet !
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