Calvi Risorta/Sparante, IC – Amministrativamente parlando si tratta di Calvi Risorta ma in realtà è molto più vicina a Sparanise l’area che, secondo le ultime notizie, sarebbe identificabile come la più grande discarica di rifiuti tossici d’Europa !
Ora, senza voler fare demagogia spicciola ed inutile, viene automatico pensare alle centinaia di casi di morte per tumore che da anni affliggono il territorio sparanisano. Tante neoplasie, evidentemente troppe, erano e sono, un segnale troppo evidente per essere trascurato. Eppure, nonostante in città tutti, in particolar modo gli ex addetti ai lavori un tempo impiegati nella grande fabbrica, con mezze parole e supposizioni, additassero quell’area come una vera e propria bomba ecologica, nessuno, in trenta anni, ha mai preso realmente in considerazione il problema. C’è voluto il progetto per la costruzione di una centrale a biomasse e la reazione popolare guidata dal Comitato del no al progetto targato Iavazzi per scuotere finalmente le coscienze ed accendere i riflettori su quella fetta di territorio utilizzata verosimilmente per una trentina di anni come pattumiera d’Italia. Adesso che tutto sta venendo alla luce del sole è evidente che le responsabilità, cosi come le omissioni, sono di portata epocale. Stando alle prime stime elaborate dalla Forestale, che con l’ausilio dei mezzi dell’Esercito Italiano sta continuando a scavare, si parla di ettari di territorio completamente inquinato e contaminato, e se si considera che a pochi metri scorre il Rio dei Lanzi che trasporta l’acqua fino a scaricarla nel tratto di mare che va da Castelvolturno a Mondragone si può comprendere fino in fondo la portata del disastro di cui stiamo iniziando a parlare. Eppure, se da un alto una parte delle istituzioni, dopo assemblee ed incontri pubblici, presidi, consigli comunali aperti, manifestazioni e cortei organizzati dai comitati, unitamente ad inchieste giornalistiche e denunce dei cittadini, decide che la misura è colma ed inizia ad una nuova fase, dall’altra, un altro pezzo delle istituzioni, nonostante il parere negativo dell’intero territorio caleno, consente una deroga ad un progetto per la costruzione di una centrale a biogas, che si è mostrato evidentemente carente sotto l’aspetto autorizzativo, che nessuno, ma proprio nessuno, eccezion fatta per il signor Iavazzi che con la monnezza ci fa business, vuole vedere costruita ! Del resto si sa: in Italia la mano destra non sa, o finge di non sapere, cosa fa la mano sinistra. Dunque se le cose stanno in questo modo quale può essere la reazione di un popolo se non quella di iniziare a difendere dal basso il proprio territorio ? E’ mai possibile che una vasta area compresa tra due vulcani, oggetto di studio a livello mondiale per la qualità chimico fisica delle aree destinate a coltivazioni, capace di produrre prodotti alimentari di eccellenza che finiscono sulle tavole di mezzo mondo, debba essere mortificata in questo modo? In attesa di risposte che difficilmente arriveranno perché la classe politica di “affannati mentali autocelebrativi” che tiene in giogo le istituzioni casertane e calene non ha dimostrato, negli anni, eccezion fatta per qualcuno, di avere neanche il minimo sindacale di capacità cognitiva necessaria ad invertire il trend che va dritto verso il biocidio, è oggi più che mai fondamentale e di vitale importanza agire a tutti i livelli affinché si proceda all’immediata e totale bonifica dell’area ex Pozzi, del vicino Rio dei Lanzi, dell’area dell’ex tabacchificio di Sparanise ad oggi ancora interamente ricoperta di amianto, della ex calcidrata di Sparanise e di tutte quelle fette di territorio devastate da anni di crimini contro il genere umano. Come può lo Stato erogare contributi economici derivanti dalle tasse dei cittadini per favorire la costruzione di una centrale a biomasse su un territorio totalmente inquinato e non provvedere, invece, alla tutela della salute di quegli stessi cittadini che pagano quelle tasse, affinché quell’area sia oggetto di bonifica ? Poi ci si meraviglia che nessuno crede più nelle istituzioni e la percentuale dei votanti sia costantemente in calo. Cos’altro devono fare i cittadini per vedersi riconosciuto almeno il diritto alla salute ?
Intanto, in attesa di sapere cos’altro salterà fuori dagli scavi, sabato 20 giugno il comitato “No alla centrale a biomasse” ha organizzato un’iniziativa pubblica e popolare per ribadire, oggi ancor più di ieri, la netta contrarietà alla centrale a biomasse in area ex-Pozzi.
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